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Creme solari, alcune non hanno il fattore di protezione che promettono. I rischi per la salute

Le creme solari sfruttano un filtro che può essere di due tipi: organico e inorganico (Getty)
Le creme solari sfruttano un filtro che può essere di due tipi: organico e inorganico (Getty)

Tutti al mare a mostrare le chiappe chiare. Meglio mettersi la crema protettiva, però, per evitare scottature. Ma se il fattore di protezione non corrisponde a quello indicato sulla confezione? Altroconsumo ha testato 16 creme solari con fattore di protezione 50, scoprendo che due di esse arrivano al massimo a 20.

Il fattore di protezione farlocco

L’esame dell’associazione dei consumatori ha messo in risalto che il fattore di protezione di sue creme solari, nello specifico Rilastil e Isdin, sarebbe rispettivamente pari a 20,9 e 16,5, contrariamente al valore di 50 riportato in etichetta.

Le reazioni

Le due case produttrici delle creme solari hanno replicato. Isdin ha fatto notare che due studi indipendenti (del 2015 e del 2017) hanno certificato che il suo prodotto “ha un Spf (fattore di protezione solare) 50+, d’accordo con la norma Iso 24444:2010”, e che altri due studi del 2018 hanno evidenziato che la crema “ha un ha un Uva-Pf superiore a 20 d’accordo con la norma Iso 24444:2010”. Anche Ganassini, l’azienda che produce le creme Relastil, ha spiegato di aver eseguito cinque test che hanno confermato il fattore di protezione dichiarato.

I filtri delle creme solari

Le creme solari hanno un filtro che può essere di due tipi: organico, una sorta di spugna che assorbe la luce solare e quello inorganico, che riflette la luce del sole come farebbe uno specchio. Solitamente i solari contengono un mix di questi tipi di filtro.

Come funzionano i filtri

Ogni filtro offre una protezione diversa per tipo e quantità di raggi ultra violetti emessi dal sole, divisi in due categorie: gli ultravioletti A (Uva) e gli ultravioletti B (Uvb). I raggi ultravioletti di tipo C, invece, non raggiungono la superficie terrestre perché bloccati dall’ozono. Gli Uvb sono i raggi solari responsabili della produzione di melanina e della comparsa degli eritemi. I raggi Uva, invece, sono quelli che provocano l’invecchiamento precoce della pelle.

La protezione

Definire il fattore di protezione non è così facile perché dipende anche la metodo di misurazione. La Commissione europea ha diramato, nel 2006, una serie di raccomandazioni “sull’efficacia dei prodotti per la prodotti solari e sulle relative indicazioni”. La Commissione ha disposto che “tutti i prodotti per la protezione solare dovrebbero proteggere dai raggi Uvb non meno che Uva” e che non dovrebbero essere riportate in etichetta indicazioni che lasciano supporre “una protezione del 100% dai raggi UV, del genere ‘schermo totale’ o ‘protezione totale’”, né “il fatto che in nessun caso sia necessario riapplicare il prodotto, del genere “prevenzione per tutto il giorno”.