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Dall'Ue un rischio da 400 miliardi per le banche italiane

La notizia si è sparsa in queste ore: secondo indiscrezioni di stampa, ci sarebbero dei cambiamenti apportati dalla Commissione Europea alla nuova regolamentazione bancaria.

Il cambio delle regole

Nello specifico si tratta di un emendamento all’ articolo 507 del regolamento sui requisiti patrimoniali (Crr) che permette all’Eba, l’ Autorità bancaria europea, di catalogare i vari titoli di stato con rating inferiore ad A, presenti nei portafogli delle banche italiane, come asset non più a rischio zero. Per gli istituti di credito del BelPaese si tratterebbe di un carico da 400 miliardi di euro che, proprio perchè considerati sicuri, non hanno richiesto capitale aggiuntivo per essere detenuti. In altre parole, se queste disposizioni dovessero venire confermare, si avrebbero due scenari: o le banche sarebbero costrette a trovare nuovi capitali per continuare a detenere in portafoglio questi titoli di stato, oppure sarebbero costretti a (s)venderli causando altre perdite sui propri conti oltre quelle già registrate dalla recente pulizia dei bilanci dai crediti deteriorati.

Intanto dopo la presentazione dei conti del 2016 i due colossi del credito italiano, Unicredit (EUREX: DE000A163206.EX - notizie) e Montepaschi (Milano: BMPS.MI - notizie) , hanno registrato perdite pari rispettivamente a 11,8 e 3,4 miliardi di euro. Un peso che è stato aumentato anche dalle svalutazioni del fondo Atlante e dai vari contributi per i fondi di tutela del settore. mentre il gruppo Banco Bpm, nuovo protagonista del mercato, nato dalla fusione tra Banco Popolare (Amsterdam: PB8.AS - notizie) e banca Popolare Milano (Milano: PMI.MI - notizie) ,ha chiuso l’anno precedente con una perdita di 1,6 miliardi di euro e per Carige si parla di 297,3 milioni di euro mentre si attende per il 28 febbraio la presentazione del nuovo piano che, stando alle previsioni degli analisti, potrebbe includere nuove raccolte di capitale.

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Il 28 febbraio

Ma se da una parte in termini reddituali si è avuto un cambio di rotta per quanto riguarda le banche, nel 2016 dopo le speranze che avevano dato i numeri finali del 2015, dall’altro resta un miglioramento qualitativo degli attivi. Un esempio arriva dai dati della ricerca di Value Partners (Francoforte: 9Z1.F - notizie) che, sui primi 5 istituti di credito tricolori parla di un tasso di copertura medio sulle sofferenze, di un sensibile miglioramento: dal precedente 60% si è saliti all’attuale 62% in parallelo a un calo dei nuovi prestiti deteriorati.

Ma il 28 febbraio è anche la stessa data in cui la maggior parte delle banche italiane sotto l’ombrello del controllo della Bce (Toronto: BCE-PRA.TO - notizie) , presenteranno le loro strategie per riorganizzare e ottimizzare la gestione dei Non Performing Loans. Secondo quanto previsto dalla Bce, le banche dovranno muoversi su due cardini principali nel presentare i piani in questione: uno, quello che indica di fissare le scadenze di smaltimento a 1,3,5 anni a seconda delle diverse voci, tenendo conto dell’evoluzione di alcuni punti di riferimento e cioè l'andamento del Pil nazionale, del settore immobiliare, dell’inflazione e dei tassi. Il secondo binario sarebbe quello dell’operatività: le richieste vorrebbero una divisione tra business unit e parte commerciale e strategie specifiche per ogni segmento di portafoglio che porterà, successivamente, al potenziamento delle aree con personale dedicato e investimenti nell’IT.

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