E se a Las Vegas i casinò rischiano di chiudere (per sciopero)
Come sarebbe Las Vegas senza i casinò? Una domanda che sta rimbalzando in queste ore tra le strade della città del Nevada. Perché il rischio di vedere la capitale del gioco d’azzardo con le serrande abbassate sui casinò è altissimo. Il tutto a causa di uno sciopero.
Tutta colpa dei contratti di 50 mila lavoratori che scadono alla mezzanotte del 31 maggio, e le negoziazioni del sindacato con le singole società operative dei casinò non hanno portato sino a ora a un accordo per il rinnovo con nuove condizioni. Per questo motivo i 25 mila membri della Culinary Union, che lavorano in 34 diversi casinò-resort di Las Vegas, hanno votato ieri per autorizzare uno sciopero in qualsiasi momento a partire dal 1 giugno.
Parliamo, dunque, del comparto della ristorazione per decine di alberghi, casinò e ristoranti. Se dovessero fermarsi, dunque, luoghi leggendari come il Caesars Palace, il Bellagio o il MGM Grand dovranno chiudere le serrande per giorni. Svuotando la città e rischiando di costare milioni di dollari. Come successe nel 1984, l’ultima volta che i lavoratori di Las Vegas bloccarono la città.
Nel 1984, infatti, il Culinary Union – cioè il sindacato dei lavoratori nel campo della ristorazione – lanciò uno dei più grandi scioperi della storia di Las Vegas, dispiegando oltre 17.000 lavoratori per protestare contro i 32 hotel della Strip. I membri hanno picchettato per nove mesi fino a quando 900 di loro sono finiti in prigione e sei casinò hanno reciso i loro legami con il sindacato. In realtà lo sciopero costò ai membri del sindacato più di 70 milioni di dollari in termini di salari e benefici persi, ma il Culinary al termine dello sciopero ha definito lo sciopero una grande vittoria nei rapporti di lavoro.