Fitch, riduzione debito Italia dipenderà da capacità di attuare NGEU
Secondo l’agenzia di rating Fitch, l’Italia sarà capace di ridurre il suo debito pubblico accumulato in questi mesi di pandemia, a cui si aggiungerà quello derivante dall’uso dei fondi della Commissione europea (NGEU), se saprà usare bene questi ultimi fondi.
L’Italia mira a sfruttare appieno i bassi tassi di interesse dell’euro grazie alla politica monetaria accomodante della Banca centrale europea (BCE) e sfruttando i fondi del Next Generation EU (NGEU), osserva Fitch, ma tutto ciò richiede “la capacità del governo di attuare riforme economiche mirate”.
Ieri anche il presidente di Confindustria, Carlo Bonomi, ha posto l’accento sulle riforme, valutandole più importanti dei fondi che dovranno giungere in Italia. L’accento è sulle riforme, perché è da esse che deriveranno gli effetti duraturi di miglioramento della crescita”.
Partita delicata giocata sull’espansione per ridurre il debito
Fitch osserva che l’Italia, con il Def adottato il 15 aprile dal governo di Mario Draghi, prevede una crescita del PIL reale del 4,5% quest’anno e del 4,8% nel 2022, che sono in linea ma più ottimistiche rispetto alle ultime previsioni di Fitch (4,3% per entrambi gli anni).
Il programma , spiega Fitch, “aumenta in modo significativo l’obiettivo di disavanzo di bilancio di quest’anno dal 4,8% all’11,8% del PIL”, mentre la proiezione di Fitch è del 9,2%. Ciò avverrà “principalmente attraverso due pacchetti fiscali, uno di 32 miliardi di euro già approvato dal Parlamento e un pacchetto di 40 miliardi di euro che sarà votato a breve” riassume l’agenzia di rating.
“In contrasto con i precedenti piani per un disavanzo di bilancio strutturale invariato nel 2021, il programma di stabilità implica un ulteriore stimolo fiscale significativo, stimato al 4,5% del PIL, in aumento rispetto al 3% del 2020, sebbene le stime dei saldi strutturali siano attualmente molto incerte”, osserva ancora Fitch.
Se l’Italia dovesse riuscire nell’intento di “mettere a terra” il Piano nazionale di recupero e resilienza (Pnrr), anche il rating sovrano dell’Italia ne potrà beneficiare. Rating attualmente posto a BBB- stabile (rilevazione di dicembre 2020).
Nel caso in cui l’Italia dovesse fallire anche questa enorme opportunità che gli viene consegnata su di un vassoio di argento, allora l’Italia dovrà attendersi semplicemente un “rating negativo” che condannerebbe il debito del nostro Paese ad essere considerato “junk”, spazzatura.
La sfida delle riforme sul piano fiscale
Fitch fa anche notare che la riforma fiscale è stata tentata anche dai precedenti governi e sempre con insuccesso “a causa dell’impopolarità delle riforme”.
E fa notare ancora che è vero che questa volta il governo è sostenuto da un ampio fronte come forse non si vedeva dalla costituzione della Repubblica italiana, ma che “trae sostegno da partiti ideologicamente diversi, il che può complicare il passaggio delle riforme”.
Per questo Fitch vede per le riforme un percorso più lungo e in salita di quello previsto dall’esecutivo a trazione Draghi.
Basterà all’Italia, quindi, il semplice nome Mario Draghi per fare quello che non si è fatto negli ultimi 30 anni (per il Mezzoggiorno negli ultimi 50 anni, ha scritto Draghi nell’introduzione al Pnrr)?
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