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Joe Biden eletto presidente USA, cambia tutto o niente? Analisi

Nella serata di ieri (in Italia) sabato 7 novembre, Joe Biden ha ottenuto 273 grandi elettori con la vittoria nello Stato della Pennsylvania ed è ora il presidente eletto degli Stati Uniti d’America numero 46. Il rivale Donald Trump, e 45esimo presidente USA, non ha riconosciuto la vittoria del Democratico creando un precedente storico che negli USA non è solo una cortesia istituzionale.

Trump, mentre lui è sui suoi campi da golf a sfogare la frustrazione, un esercito di legali è stato schierato dal suo staff negli Stati dove Biden ha vinto con poche migliaia di voti.

Intanto in Europa, quasi con sollievo, Cancellerie e Presidenze hanno immediatamente fatto gli auguri a Biden, riconoscendo di fatto la sua vittoria. Le felicitazioni più calorose sono giunte da Macron, che spera con Biden gli USA riprendano il cammino intrapreso nel 2015 dalla COP 21 (Accordo di Parigi sul clima) e il ritorno nell’OMS. Anche la Germania spera in nuovi rapporti di dialogo tra USA e UE. La presidente della Commissione UE, il presidente del consiglio UE e il presidente del parlamento UE, hanno tutti riconosciuto la vittoria di Biden e con toni raggianti.

Perché l’UE è raggiante per l’elezione di Joe Biden?

Non è un mistero che l’UE non abbia mai gradito Trump. L’ex presidente della Commissione UE Jean-Claude Juncker ha considerato la presidenza Trump una sorta di lunga notte che prima o poi sarebbe passata.

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Ma gli USA ora cambieranno la loro politica con l’Unione Europea? Proseguiranno la politica di applicazione dei dazi commerciali scaturiti dalla controversia Boeing-Airbus che si trascinava da oltre un decennio? Oppure Biden e Kamala avvieranno una stagione di unità e pace all’interno come all’esterno degli USA?

Tante domande, ma le prime parole di Biden sono queste in questo momento così delicato per la politica statunitense: riunificazione e pace.

Con Joe Biden cambierà tutto? Cina ad esempio

Potrà Joe Biden cambiare tutta la politica trumpiana? O dovrà prendere atto che determinate scelte non si possono cancellare?

Nei confronti della Cina, ad esempio, Biden tenderà la mano?

Per gli USA la Cina sono oggi il competitor più forte sulla scena internazionale, perché l’avanzamento tecnologico raggiunto dai cinesi è notevole e con le loro tecnologie stanno conquistando ampie fette di mercato globale: compresi i mercati emergenti (Africa).

Gli USA non stenderanno un tappeto rosso a Xi Jinping.

Politica ed economia interna con l’incognita Trump

Trump non ha intenzione di fermarsi. Il suo obiettivo è la Corte Suprema, deciso a tutti i costi a prendersi il secondo mandato. Il suo linguaggio negli ultimi giorni è andato oltre i limiti della diplomazia e questo potrebbe causare disordini sociali che non farebbero bene all’economia e ai mercati finanziari.

C’è poi la pandemia. Anche ammettendo che il 20 gennaio 2020 sarà Joe Biden a giurare come 46° presidente USA, nel frattempo le redini restano nelle mani di Trump e la sua “cura Covid-19” è nota. Insomma Biden arriverà in una fase tardiva per quanto riguarda la gestione dell’emergenza sanitaria.

Mentre sotto il profilo economico spetterà a lui e alla sua amministrazione ricostruire il tessuto economico distrutto dalla pandemia: negli USA non arrivano più turisti, ad esempio.

L’emergenza climatica

Non si può non affrontare il tema dell’emergenza climatica negata da Trump, il quale non ha mai nascosto il suo amore per il petrolio.

Con Joe Biden questo è presumibile che cambierà, gli USA potrebbero convintamente sposare la battaglia contro i cambiamenti climatici e puntare sulla trasformazione industriale anche in ottica di una nuova ripresa dopo la “mazzata” data dalla pandemia.

In effetti questa sarebbe, da un punto di vista anche strategico, la soluzione migliore perché la conversione industriale richiede ingenti investimenti e ciò andrebbe a beneficio di tutti, investitori compresi.

This article was originally posted on FX Empire

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