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Una lotteria impazzita sulle banche italiane

Con l’avvicinarsi del Referendum occorre dividere il commento in due parti, dato che quel che succede sul nostro listino è ormai completamente sganciato da quanto capita nel resto del mondo. Il comportamento della borsa italiana è ormai di tipo binario: giornata sì, oppure giornata no, a seconda di quale notizia, articolo di giornale, rumor o starnuto di politici i mercati decidono di utilizzare per creare il movimento della giornata.

Non riesco a spiegare diversamente il comportamento letteralmente impazzito dei titoli bancari. Lunedì hanno registrato tutti cali impressionanti, perdendo mediamente intorno al 4% e con MPS (BSE: MPSLTD.BO - notizie) a fare da battistrada con un -14%. La colpa è stata data ad un articolo del Financial Times che parlava di 8 banche a rischio di fallimento se vincerà il NO.

Ieri, a parte il coro di proteste per l’intromissione della grande finanza internazionale sul voto degli italiani, a cui si è aggiunto anche Schaeuble, che ha fatto un endorsemnt, credo non richiesto e non penso molto gradito, a favore di Renzi, in mattinata è subito partito il contrordine, stimolato da un rumor che ha spifferato di un fantomatico piano di sostegno della BCE (Toronto: BCE-PRA.TO - notizie) ai nostri titoli di stato in caso di vittoria del NO. Allora immediatamente tutto quel che il giorno prima faceva schifo è stato comprato a piene mani. Parecchi short sui bancari sono stati chiusi e ciò ha provocato ulteriori salite nei prezzi. Insomma, a fine giornata i bancari hanno recuperato tutto quel che avevano perso il giorno prima e MPS e ritornata ai 20 euro a cui aveva chiuso la settimana prima della partenza della conversione dei bond. Ovviamente l’indice Ftse-Mib, completamente dominato da quel che succede sulle banche, ha recuperato anch’esso i circa due punti percentuali che aveva perso il giorno prima.

La nostra borsa assomiglia ad una lotteria in cui pochi minuti dopo l’apertura viene estratto il biglietto vincente. Lunedì era uscito “ribasso”, premiando chi ha sfruttato questa tendenza con operazioni short intraday. Ma solo se a fine giornata ha chiuso le posizioni. Perché il sorteggio di ieri ha fatto uscire “rialzo” e chi aveva ancora short aperti ha dovuto affrettarsi a chiuderli. I vincitori di ieri sono stati i trader intraday che hanno comprato bancari e che hanno poi chiuso le posizioni.

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Perché oggi ci sarà un “altro giro, altra corsa”. Dopo qualche minuto verrà sorteggiato il biglietto odierno e sarà comunicato da qualche altro rumor diffuso ad arte dalla grande speculazione, che ovviamente si posiziona un attimo prima di diffondere il rumor.

Che possiamo farci? Nulla. Chi può sfruttare l’operatività intraday con rapidità e disciplina può intascare i biglietti vincenti.

Gli altri è bene che aspettino l’esito del referendum e che le bocce impazzite si fermino, per non rischiare di essere beccato in testa da qualcuna di esse.

Voltiamo pagina. I mercati azionari internazionali ieri sono stati molto tranquilli. Wall Street ha recuperato qualcosina (assai poco) delle perdite del giorno prima e sembra intenzionata a proseguire nella mini-correzione, dopo la folle corsa rialzista post-elettorale. Il dollaro ha nuovamente fallito l’attacco a quota 1,05 contro l’euro ed ha ripiegato, consentendo al cambio EUR/USD di tornare ben sopra 1,06. Non mi stupirei affatto se ora l’euro rimbalzasse almeno di un paio di punti percentuali.

Anche l’obbligazionario USA ha vissuto un’altra giornata di timido recupero dei prezzi, facendo scendere ancora un pochino il rendimento e confermando anche qui la fase correttiva.

L’unico mercato dove c’è stato movimento è stato quello del Petrolio. Qui i prezzi hanno subito un tracollo, tornando a 45 dollari per l’ampliamento delle divergenze tra Arabia Saudita ed Iran, che potrebbero far naufragare il vertice OPEC di Vienna, in cui si sarebbe dovuto raggiungere un accordo per il blocco della produzione. Oggi quel che succederà a Vienna influenzerà ancora i prezzi, che in caso di fallimento potrebbero tornare verso i 40 dollari al barile, e forse condizionare, attraverso l’impatto che avrebbe sui bilanci futuri delle società petrolifere, anche i mercati finanziari, che peraltro nelle ultime settimane hanno mostrato di non interessarsi più come un tempo alle vicende dell’oro nero (e neanche a quelle dell’oro giallo).

Concludendo: si vive alla giornata tra l’indolenza internazionale e la stravagante pazzia che attanaglia la borsa italiana.

Autore: Pierluigi Gerbino Per ulteriori notizie, analisi, interviste, visita il sito di Trend Online