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Oro, per i prossimi due anni ancora in un range ristretto

Nevine Pollini, Senior Analyst Commodities di Union Bancaire Privée – UBP (Taiwan OTC: 6471.TWO - notizie) , spiega che all’inizio di maggio, l’oro si è avvicinato brevemente alla soglia fisiologica di 1.300 dollari l’oncia, in seguito alla speranza che la Fed rimandasse qualsiasi rialzo dei tassi, per via di alcuni dati macro statunitensi deludenti e delle preoccupazioni per l’economia globale e per il contesto finanziario. Anche la mancanza di azione da parte della Bank of Japan nella prima parte del mese è stata di supporto per l’oro, spingendo il dollaro al ribasso.

Tuttavia, dietro le quinte della Fed il dibattito tra falchi e colombe si è riscaldato - spiega Nevine Pollini -. I falchi come Lacker, George, e Bullard – tra gli altri – hanno dichiarato che l’inflazione si muoverà al rialzo e che la banca centrale americana dovrebbe tenere in considerazione un rialzo a giugno. Le (Taiwan OTC: 8490.TWO - notizie) minute del FOMC del 26 e del 27 aprile rilasciate il 18 maggio hanno dato loro ragione, dimostrando che la maggior parte dei membri sarebbe a favore di un rialzo dei tassi a giugno, ritenendolo “appropriato” qualora i dati economici del Paese “dovessero mantenere un trend positivo”.

Anche i commenti del 27 maggio rilasciati dal presidente della Fed, Janet Yellen, ad Harvard hanno sollevato la possibilità di un rialzo dei tassi - spiega Nevine Pollini -. I Fed funds ormai presentano una probabilità di rialzo a giugno del 30%. La reazione di mercato è stata intensa e ha spinto il dollaro al rialzo e l’oro al ribasso, verso il supporto psicologico di 1200 dollari. Ovviamente, come suggerito dalle posizioni non commerciali nettamente lunghe sul Comex, una correzione rapida era necessaria.

Recentemente George Soros ha spinto molto sull’oro, i flussi sugli ETF sono aumentati improvvisamente (raggiungendo il livello più alto da dicembre 2013) e il metallo giallo continua a beneficiare della richiesta di beni rifugio (anche se probabilmente temporanea) in scia alle preoccupazioni relative alla Brexit, al rallentamento cinese e a una possibile forte svalutazione dello yuan.

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Nevine Pollini afferma:

Continuiamo a ritenere che fintanto che tali rischi non si concretizzeranno e che la contrapposizione in termini di politica monetaria tra le principali banche centrali persisterà – da una parte c’è la Fed che si sta avviando verso un irrigidimento con i suoi piani di rialzo dei tassi e dall’altra c’è l’approccio da colomba della BoJ e della Banca Centrale Europea con possibilità di ulteriori tagli dei tassi – il prezzo dell’oro continuerà a scambiare in un range ristretto, poiché tale divergenza terrà a freno qualunque calo brusco del dollaro. Siamo sempre convinti, quindi, che nei prossimi due anni il metallo giallo rimarrà in un range tra i 1100 e i 1350 dollari.

Autore: Pierpaolo Molinengo Per ulteriori notizie, analisi, interviste, visita il sito di Trend Online