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Pur di non essere additati come casta, anche i deputati NoGreenPass s'adeguano

ROME, ITALY - January 23: Claudio Borghi candidate for the Northern League ( Lega Nord) during a press meeting, on January 23, 2018 in Rome, Italy. The Italian General Election takes place on March 4th 2018. (Photo by Simona Granati - Corbis/Corbis via Getty Images) (Photo: Simona Granati - Corbis via Getty Images)
ROME, ITALY - January 23: Claudio Borghi candidate for the Northern League ( Lega Nord) during a press meeting, on January 23, 2018 in Rome, Italy. The Italian General Election takes place on March 4th 2018. (Photo by Simona Granati - Corbis/Corbis via Getty Images) (Photo: Simona Granati - Corbis via Getty Images)

Guai a essere additati come privilegiati, piuttosto viene dato il via libera all’obbligo del Green pass anche Montecitorio. Ed è così che l’ufficio di presidenza della Camera ha deciso che i deputati per poter partecipare ai lavori parlamentari dovranno essere in possesso del certificato verde. In caso contrario verranno sospesi dai due ai dieci giorni rinunciando a 206 euro di diaria per ogni giorno di assenza. Nessuna obiezione ufficiale. Perfino Claudio Borghi, il più combattivo di tutti, il leghista più ostile all’obbligo del vaccino o del tampone negativo effettuato nelle 48 precedenti, si adegua. “Certo che mostrerò il Green pass all’ingresso, lo faccio già quando devo salire su un aereo”, dice contattato al telefono, assente in Aula per motivi personali mentre si vota sul Green Pass 2: “Vede, io sono contrario al Green pass in generale, ma se viene imposto ai cittadini è giusto che valga anche per noi deputati, non siamo diversi dagli altri”.

Nessuno di prende la briga di pretendere un trattamento diverso. Neanche Fratelli d’Italia che ha votato contro tutti i decreti Green pass. “Noi siamo tutti vaccinati”, ci tiene a sottolineare Giorgia Meloni. La priorità è non tornare nel vortice della casta, quando i cittadini consideravano i parlamentari una corporazione da autoblu e stipendi stellari. E considerato che il Movimento 5 Stelle nel 2013 grazie a questa campagna elettorale è entrato in Parlamento e nel 2018 ha raggiunto il 33% ora non può smentire se stesso.

Ed ecco il presidente della Camera Roberto Fico: “C’è un principio che rivendico dal primo momento in cui sono stato eletto presidente della Camera. Quello che vale per i cittadini vale allo stesso modo per i deputati. Non c’è stato e non ci sarà spazio per nessun trattamento privilegiato”. Per adesso è Gianluigi Paragone, ex M5s ora traslocato nel gruppo Misto, a intestarsi la battaglia contro il certificato verde, anche se per adesso resta una voce isolata: “Non solo non esibirò il Green Pass per entrare in Parlamento. Forzerò ogni blocco e se mi dovessero le mani addosso, li denuncerò alla Procura”. Di certo non è previsto che gli assistenti parlamentari mettano le mani addosso ai deputati o ai senatori che non hanno il certificato verde. Piuttosto gli permetteranno di entrare in Aula ma denunceranno il fatto all’ufficio di presidenza che prenderà provvedimenti.

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In Aula prende la parola Maurizio Lupi contrario all’obbligo perché anche i no-vax hanno diritto di rappresentanza. “Premetto che sono a favore dell’obbligo del green pass e mi sono vaccinato, ma attenzione: i parlamentari non sono dipendenti. Quando i parlamentari sono fuori, quindi sono come tutti gli altri cittadini, devono mostrare il Green pass, ma quando sono in Aula rappresentano i cittadini italiani e hanno il diritto di rappresentare tutte le posizioni, anche quelle dei no vax. Non possiamo permettere che non si salvi questo tesoro che è la democrazia”.

Immancabili però le polemiche. Il costo dei tamponi per i deputati è a carico del fondo di previdenza alimentato dai contributi dei parlamentari. Una cassa nella quale ogni mesi i deputati e senatori versano soldi per le spese mediche. Si ribella Andrea Colletti, ex M5s, ora a capo di L’Alternativa c’è: “Poi, presidente, lei, ma anche la presidenza, dovrebbe spiegare perché un cittadino fuori dalle istituzioni, con uno stipendio basso o normale, debba pagare per il tampone, mentre un deputato qui in questa Camera per avere un tampone non debba pagare nulla e lo faccia gratuitamente”. Lo spunto per una nuova polemica sui privilegi è questo. Mentre il resto lo si vedrà ai controlli che inizieranno il 15 ottobre. Allora si capirà chi vuol forzare ed entrare senza Green Pass e chi invece mostrerà il tampone negativo seppur effettuato attraverso il fondo di previdenza.

Questo articolo è originariamente apparso su L'HuffPost ed è stato aggiornato.