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Ma sì, per convertire o no vale la pena aspettare venerdì!

E’ il momento di una decisione - se non si è già presa - in relazione alla conversione volontaria o meno dei bond subordinati Mps (BSE: MPSLTD.BO - notizie) , iniziata il 28 novembre e che terminerà alle ore 16.00 del 2 dicembre, salvo proroga (improbabile). Il prezzo di riacquisto proposto dalla banca senese è pari all’85% del valore nominale per i bond Tier 1 (che sono tre) e al 100% del nominale per i bond Tier 2 (che sono otto). Precisato che si tratta della trasformazione in capitale azionario di nuova emissione e che – alle condizioni attuali di prezzo sul mercato secondario – si gode di un premio di conversione elevato, le opzioni possibili sono varie, ma tutte con rischi significativi.

Vendere in queste ore?

La possibilità comincia ad affievolirsi, perché le quotazioni restano basse e fra l’altro ieri si è verificato un certo allargamento degli “spread”, non preoccupante ma comunque spiacevole. Logicamente tutto dipende dal prezzo di acquisto. Pochi l’hanno inferiore alle quotazioni di mercato, anche perché la stragrande maggioranza del “retail” possiede i titoli da tempo. La scelta in teoria più intelligente sarebbe quella appunto di liquidare la posizione, incassare una minus fiscale (al 26%) e reinvestire in bond che quotino su valori corrispondenti, cioè fra i 60 e i 70 euro, a seconda delle emissioni. In teoria, ma in realtà? Una nostra ricerca ha evidenziato come – nella fase attuale – poche obbligazioni “praticabili” soddisfino tale esigenza: sono quasi tutte trattate sui mercati “Otc” e in prevalenza espresse in valute diverse dall’euro. Resterebbe l’alternativa degli “zero coupon”, di cui non pochi (di emittenti tripla A) si muovono fra 60 e 70, ma quasi solo in divise emergenti. La scelta significherebbe ricostruire il capitale entro qualche anno, ma senza incassare cedole. Non ha appeal, salvo per chi cerchi una soluzione immediata, definitiva e a scarso rischio. Occorre infatti ricordare che c’è sempre, sul collo di Mps, il rischio dell’ispezione Bce (Toronto: BCE-PRA.TO - notizie) sui crediti, di cui si saprà la verità solo ad aumento di capitale terminato.

Aderire o non aderire?

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Nel (Londra: 0E4Q.L - notizie) primo caso significa passare dallo stato di creditori a quello di azionisti. E’ pur vero che l’obbligazionista si trova ormai in condizioni di forte instabilità, ma scegliendo la conversione gode pur sempre di un premio significativo rispetto alle quotazioni di mercato. La vera domanda sta proprio in questo: quanto prezzeranno i subordinati Mps post metamorfosi? E’ improbabile un rimbalzo di breve periodo dalla prossima settimana, poiché l’operazione aumento di capitale prevede altri passaggi. C’è poi un altro quesito: se il “retail” non aderisse e l’intera operazione andasse ad appannaggio dei big dei fondi esteri, cosa deciderebbero questi ultimi in una fase successiva? Potrebbero penalizzare in qualche modo gli obbligazionisti rimasti ingabbiati nelle loro posizioni. Aderendo c’è nondimeno un’incognita: che l’aumento di capitale successivo non vada in porto e spiazzi chi credeva di essere salvo. Il quale cadrebbe nel “bail-in” e - come detentore di capitale azionario - verrebbe tosato peggio di una pecora, salvo nel caso la politica (o forse la Banca d’Italia) escludesse la categoria degli ex bondisti “retail” da tale possibilità. Ammesso che ciò sia possibile, il capitale convertito tornerebbe a scendere su livelli forse minori rispetto a quelli investiti ora su Tier 1 o Tier 2.

Tre passaggi importanti

E’ indubbio che molto dipenderà da come andrà la trasformazione. Da adesso a domani sono probabili notizie o indiscrezioni, decisive per capire l’adesione dei big. Un secondo “step” sta nel valutare quanto si possa accettare la maggiore rischiosità del passaggio dall’asset obbligazionario a quello azionario, in rapporto anche al peso sul patrimonio di ciascun risparmiatore “retail”. Terzo passo e forse il più importante: è plausibile che all’avvicinarsi della scadenza della conversione – in presenza di un trend molto positivo – la speculazione punti all’acquisto dei subordinati per sfruttare il premio di passaggio. Ciò avverrà presumibilmente fra giovedì pomeriggio e venerdì mattina. Se le quotazioni salissero l’idea di vendere sul secondario potrebbe tornare a essere così la più conveniente.

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