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Se i dividendi arrivano dall'estero...

Domanda:

Buongiorno, vorrei sapere, nel caso di acquisto di azioni (partecipazioni non qualificate), in regime di risparmio amministrato (banca in italia presso cui detengo il conto corrente), ma in società non quotate a milano, come ad esempio google o apple, e quotate in Germania come si configurerebbe la tassazione delle plusvalenze (redditi diversi) e dei dividendi (redditi di capitale? Nel caso di azioni quotate a milano viene applicata un imposta sostitutiva del 26% sulle plusvalenze e una ritenuta di imposta per i dividendi sempre del 26%. Per quanto riguarda le plusvalenze, l'intermediario finanziario presso cui ho il regime di risparmio amministrato si occuperebbe di applicare l'imposta sostitutiva e non ci dovrebbe essere il problema della doppia tassazione in Italia e Germania, per cui non dovrei fare niente o sbaglio?? Nel caso dei dividendi se non sbaglio viene applicata una ritenuta alla fonte del 26% da parte della società quotata a milano, ma in caso di società quotata a Berlino o Francoforte, verrebbe applicata una doppia tassazione da parte della società in Germania e in Italia o dovrei dichiararla oppure ancora si dovrebbe occupare di tutto l'intermediario?? Come dovrei fare per eliminare la doppia tassazione? Avrei bisogno di chiarire questo argomento della doppia tassazione su dividendi e plusvalenze di società quotate in Germania, siccome la banca non ha saputo risolvere questo mio dubbio. Grazie mille

Risposta dell'esperto:

Torniamo sulla tassazione delle c.d. “rendite finanziarie” a beneficio di tutti i lettori. Sottolineiamo che quanto segue vale per le sole persone fisiche, e per partecipazioni non qualificate, cioè che non consentono alcun controllo delle società: un normale investimento, insomma, da cui potremo ricavare qualcosa se rivendiamo a prezzo più alto o se la società distribuirà dei dividendi.

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Semplificando, se le operazioni di compravendita di titoli, che generano plusvalenze o minusvalenze, e la gestione degli incassi delle cedole, o di interessi di obbligazioni, che generano redditi di capitale, sono effettuate tramite un intermediario finanziario abilitato in Italia, il che vuol dire che l’intermediario custodisce e amministra il portafoglio (regime del risparmio amministrato), o gestisce il patrimonio (regime del risparmio gestito), si può optare per la tassazione sostitutiva e in definitiva lasciare tutte le incombenze in mano all’operatore.

Tralasciando casi particolari, questo è valido a meno che siano partecipazioni o titoli non quotati in mercati regolamentati emesse da soggetti residenti nei paradisi fiscali, per i quali è obbligatorio il regime della dichiarazione con aliquota ordinaria, salvo accoglimento da parte dell’Agenzia delle Entrate di una domanda che ci dispensi, il c.d. “interpello”.

Al di fuori del caso dei paradisi fiscali, e senza optare per il risparmio amministrato, il regime della dichiarazione comporta il calcolo del reddito globale di periodo determinato dalla somma algebrica delle plusvalenze e delle minusvalenze conseguite comprando e vendendo titoli, e poi la tassazione con imposta sostitutiva del 26%.

Invece, per quanto riguarda i redditi di capitale (tipo dividendi) prodotti all’estero e non sottoposti all’intermediazione di soggetti abilitati, quali istituti di credito o società di intermediazione mobiliare, sono soggetti ad imposta sostitutiva, con opzione per quella ordinaria, e devono essere esposti in dichiarazione dei redditi nel quadro RM. In altre parole, la tassazione risulta la stessa, ma abbiamo l’onere di presentare una dichiarazione.

Infine, possiamo recuperare sotto forma di credito di imposta le eventuali tasse pagate all’estero in via definitiva, ma solo se optiamo per la tassazione ordinaria, e rinunciamo all’aliquota dell’imposta sostitutiva del 26%.