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Sul tavolo Ue che non c'è, Ursula gioca la carta "obbligo vaccinale"

BRUSSELS, BELGIUM - DECEMBER 1: President of the European Commission Ursula von der Leyen talks to media at the end of the weekly EU Commission meeting, in the Berlaymont, the EU Commission headquarter on December 1, 2021 in Brussels, Belgium. Today, the European Commission and the High Representative for Foreign Affairs and Security Policy launch Global Gateway, the new European Strategy to boost smart, clean and secure links in digital, energy and transport and strengthen health, education and research systems across the world. (Photo by Dursun Aydemir/Anadolu Agency via Getty Images) (Photo: Anadolu Agency via Getty Images)

“In Ue il 77 per cento di adulti è vaccinato, questo significa che un terzo non lo è. Sono 130 milioni di persone, e sono molti. Non tutti possono essere vaccinati. Penso che sia comprensibile e appropriato parlare dell’incoraggiamento, dell’obbligo a vaccinarsi con un approccio comune”. In una giornata che facilmente poteva essere ricordata come l’ennesima occasione di mancato coordinamento tra gli Stati europei sulla gestione della quarta ondata di pandemia e sulla nuova variante Omicron, Ursula von der Leyen prova a sparigliare. La presidente della Commissione Europea apre all’obbligo vaccinale, proprio mentre il nuovo governo socialista della sua Germania si sta incamminando su questa strada.

“L’obbligo vaccinale è pura competenza degli Stati membri - precisa von der Leyen rispondendo alle domande in conferenza stampa - Non sta a me dare raccomandazioni ma la mia opinione personale è che due o tre anni fa non avrei pensato di assistere a ciò che vediamo oggi. Abbiamo questa orribile pandemia, abbiamo vaccini salvavita che non vengono usati in modo adeguato dappertutto con un enorme costo per la salute pubblica”.

Non sta alla Commissione decidere, ma le parole di von der Leyen sortiscono un effetto immediato. Oltre che a dare una ‘copertura europea’ alla Germania e all’Austria - l’altro Stato membro che ha annunciato l’obbligo vaccinale a partire da febbraio - le dichiarazioni della presidente catturano l’attenzione mediatica. Riesce l’intento di riparare a quello che poteva essere un danno di immagine forte: la marcia indietro di Charles Michel sull’idea di organizzare una videoconferenza straordinaria dei leader europei sull’allerta omicron.

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Dopo due giorni e mezzo di lavoro tra le diversità di vedute dei leader, il presidente del Consiglio Europeo si arrende. Stamattina tramonta l’idea di un summit straordinario tra venerdì e il weekend, si infrange contro la mancanza di coordinamento tra i leader nazionali, la divisioni sul futuro delle regole per i viaggi nell’Ue e anche sulla durata del Green pass. E dunque ora si riuniranno i ministri della Salute martedì, mentre i leader analizzeranno la situazione direttamente a dicembre al Consiglio europeo ordinario del 16 e 17, quando si spera ci saranno maggiori evidenze scientifiche su omicron.

Non resta che la conferenza stampa di von der Leyen, insieme alla commissaria alla Salute Stella Kyriakides. L’incontro con i media è niente più che un ulteriore appello alla vaccinazione, se serve anche con l’obbligo vaccinale. È il motivo per cui su un punto la Commissione non indietreggia: la durata del Green pass deve essere fissata a “9 mesi”, anche se molti Stati non sono d’accordo perché in ritardo sulla somministrazione delle terze dosi. Il green pass “deve essere adattato in modo costante alla situazione della pandemia - dice von der Leyen - È giusto che ora non sia inclusa solo la vaccinazione, ma anche il richiamo. Il messaggio è che il richiamo sia effettuato a 6 mesi” dal ciclo completo.

Ma la presidente ha anche l’urgenza di stemperare le raccomandazioni sui viaggi presentate solo la settimana scorsa e già violate dal Portogallo, che chiede il tampone negativo anche ai turisti stranieri vaccinati provenienti da altri paesi dell’Ue. Le nuove regole, che proponevano un approccio basato sulla persona e non più sulle regioni di provenienza, restano come proposta della Commissione nella speranza che altri Stati membri non seguano il governo di Lisbona.

“Speriamo per il meglio, prepariamoci per il peggio”, dice von der Leyen sottolineando le preoccupazioni a prescindere da omicron, “di cui non sappiamo molto ma abbastanza per essere preoccupati”. Il punto è la quarta ondata del covid, che da oltre un mese ha colorato di rosso scuro tutto l’est Europa, ma anche Belgio, Olanda, Irlanda, nella mappa dell’Ecdc.

“Avremo 360 milioni di dosi di vaccini mRna che ci verranno consegnate entro la fine del primo trimestre. Questo vuol dire che ci tutti i cittadini europei potranno avere una dose di richiamo”, sottolinea von der Leyen aggrappandosi all’unica certezza disponibile: i vaccini. “Omicron - continua - non reagisce alla vaccinazione per il momento, ma gli scienziati stanno lavorando a misure aggiuntive. Per aggiornare i vaccini servono più o meno 100 giorni”.

Le donazioni di sieri anti-covid ai paesi del mondo povero sono l’altro punto che i leader nazionali avrebbero dovuto trattare nella videoconferenza straordinaria, se si fosse tenuta. Ma sarebbero rimasti contrari alla condivisione della proprietà intellettuale dei brevetti sui vaccini, chiesta invece da India, Sudafrica e altri 100 paesi e non ostacolata da Joe Biden che vorrebbe discuterne. Von der Leyen fa un piccolo passo avanti anche qui, dicendosi a favore delle “licenze obbligatorie”. Non è proprio quello che chiedono India e Sudafrica, in quanto si tratterebbe della sola cessione dei diritti di esclusiva sui brevetti per motivi sanitari e non della cessione di tecnologie e ‘know how’, che invece secondo la presidente “procude incertezza”. Ma anche in questo caso von der Leyen spariglia un po’ in Europa, come quando a maggio accolse con favore l’indicazione della Casa Bianca a discutere di questo dossier, salvo poi essere fermata da Angela Merkel, fortemente contraria.

Questo articolo è originariamente apparso su L'HuffPost ed è stato aggiornato.