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Super green pass, meno dell'1% i trasgressori. Idea biglietto-skipass per i bus

ROME, ITALY, DECEMBER 06: Carabinieri officers check passengers' Covid-19 green passes and documents inside a bus in Rome, Italy, on December 06, 2021. Starting from December 6 customers of cafes and restaurants and participants of social events must have a so called super green pass, a reinforced certification which they can obtain either through vaccination or recovery from Covid, not via a negative test result, while passengers of public transportation are asked a normal green pass. (Photo by Riccardo De Luca/Anadolu Agency via Getty Images) (Photo: Anadolu Agency via Getty Images)

Meno di un trasgressore su cento. Il dato emerge con chiarezza scorrendo la tabella del Viminale sui controlli effettuati ieri, 6 dicembre, nel corso della prima giornata del super green pass. Le persone controllate dalle forze dell’ordine sono state 119.539 (poco meno del doppio dei controlli che venivano eseguiti in precedenza). Tra queste, solo 937 sono state trovate senza il green pass, da ieri indispensabile anche per spostarsi su metro, autobus e regionali. Si tratta dello 0,78% del campione. Una percentuale bassa che testimonia che certamente i controlli vanno fatti, ma che le persone che non rispettano le regole introdotte per la pandemia sono una sparuta minoranza. Perché ci sono tanti vaccinati, e perché evidentemente molti dei non immunizzati ogni 48 o 72 ore fanno il tampone per andare al lavoro. Anche a voler considerare qualche altra decina di persone intercettata senza pass dai controllori, che non possono fare sanzioni, da queste poche cifre emerge che il senso di responsabilità prevale. E che, come si ventilava ieri quando emergevano i primi dati parziali sulle città, la prova è stata superata. Dai controllati, prima che dai controllori.

La percentuale è leggermente più alta, ma non meno confortante, se si guarda alle attività commerciali controllate: su 13.027 verifiche le sanzioni sono state 175, non più dell′1,34%. Quelle multate con la chiusura sono state solo 11 in tutto il Paese. Da ieri, lo ricordiamo, per sedersi al ristorante, o per accedere in palestra, a teatro, al cinema o in piscina, non basterà aver fatto il tampone, ma bisognerà essere vaccinati o guariti.

Nel quadro dei controlli di ieri si contano poi 13 persone denunciate perché hanno violato la quarantena e poco più di 2mila sanzionate perché senza mascherina in un posto dove indossarla era obbligatorio.

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La ministra Lamorgese, che ieri si era detta pronta ad aggiustare il tiro nei prossimi giorni se fossero emerse criticità, respinge l’idea di un atteggiamento morbido del Viminale: “I controlli che stiamo facendo sul green pass sono rigorosi. Ho letto su alcuni media di una linea soft del Viminale. Non è vero. La nostra linea è del rigore: va garantita la salute pubblica, il diritto vivere con serenità quando si esce. Umanità sì, ma nessuna linea soft”, ha detto.

Studenti e privacy: i due nodi sulla certificazione

Per una prova superata, altre restano sospese, in un groviglio che difficilmente troverà soluzione nell’immediato. Il super green pass resterà in vigore fino al 15 gennaio e, con le festività di mezzo, bisognerà continuare a controllare esercizi commerciali, posti dedicati allo svago e, soprattutto, i mezzi. Proprio sul trasporto restano i problemi principali. I governatori avevano proposto di sospendere i controlli sugli studenti dai 12 ai 18 anni, che prendono l’autobus, il treno o la metropolitana per andare a scuola. “Va garantito il percorso da casa a scuola e bisogna risolvere questo problema”, ha ribadito oggi Luca Zaia, presidente del Veneto. Dopo una prima apertura, il governo non sembra intenzionato a cambiare la norma. Almeno non per il momento. “Sull’obbligo di certificazione verde ’semplice’ per gli studenti sui mezzi pubblici non abbiamo intenzione di operare deroghe. Anzi bisogna continuare su questa linea. Lo strumento sta funzionando, c’è stata una grande risposta da parte dei cittadini e poche multe, quindi va mantenuto”, ha detto a Radio Capital il sottosegretario all’Interno Carlo Sibilia.

I giovanissimi, con più di 12 anni, dovranno continuare a esibire il green pass sui mezzi dunque. Qualcosa, invece, potrebbe cambiare per i lavoratori. In audizione al Senato, il Garante della privacy, Pasquale Stanzione, ha auspicato che venga eliminata la norma che consente ai dipendenti di consegnare ai datori di lavoro una copia della loro certificazione. La misura - dato l’obbligo di green pass sul posto di lavoro introdotto a metà ottobre - consente alle aziende di velocizzare le procedure, di non richiedere giornalmente l’esibizione del green pass quando si entra in azienda. In questo modo però il datore di lavoro, guardando la scadenza del documento, può capire se il dipendente è vaccinato, guarito o ha ottenuto il certificato facendo il tampone. Per il Garante ciò andrebbe scongiurato, anche a scapito della celerità delle procedure, perché contrario al diritto alla riservatezza: “Non credo che nessuna semplificazione, reale o presunta che sia, valga il prezzo della rinuncia alla riservatezza su scelte così fortemente connotative della persona come quelle in ambito vaccinale”, ha detto.

Giovannini ipotizza il green pass integrato nei biglietti elettronici per i trasporti. Dai costi ai tempi, quanto è fattibile?

Rendere più veloci i controlli sul trasporto locale è impresa tutt’altro che semplice. I modi ci sarebbero, ma richiedono investimenti importanti e anche del tempo. Un’idea, già ventilata nei giorni scorsi, è stata lanciata dal ministro per le infrastrutture e la mobilità sostenibile. Enrico Giovannini ha detto che si sta valutando l’introduzione di un biglietto elettronico per salire sui mezzi, che possa ‘contenere’ anche il green pass. Se la certificazione non c’è - così dovrebbe funzionare, a spanne, il meccanismo - il tornello non si abbassa, la macchinetta non valida il titolo.

Per quanto l’idea sia stata esposta già alle aziende del trasporto pubblico locale e il ministro si augura di poter partire “nelle prossime settimane” con una sperimentazione, siamo ancora nel campo delle ipotesi. Giovannini ha preso come esempio il meccanismo sviluppato da Dolomiti Superski, l’azienda che gestisce il comprensorio sciistico più grande del mondo. “Fare lo stesso sui mezzi trasporto sarebbe possibile ma studiamo meccanismi per ridurre l’onere in capo all’utente”, ha detto.

L’esperienza dell’azienda, che nello scorso weekend ha gestito in questo modo 100mila ingressi negli impianti, ci dice che si può fare, che il risultato è ottimo, ma che ci vuole tempo. E tanti soldi.

A guardarlo a lavoro finito, il meccanismo è semplice. “Bastano tre click”, dicono da Dolomiti Superski ad Huffpost: è sufficiente entrare nell’app dell’azienda, dalla quale si accede ai biglietti, e inserire il green pass. L’operazione va ripetuta ogni giorno, anche per chi ha l’abbonamento, perché le regole di privacy non consentono di fare diversamente. La certificazione, una volta caricata, viene verificata e incorporata nel biglietto. A quel punto basta passare il Qr code davanti al tornello e si può entrare negli impianti.

Detta così sembra la cosa più facile del mondo. Il problema è il lavoro che c’è a monte. Immaginare che possa essere replicato su scala nazionale e in tempi brevi risulta davvero difficile. Per arrivare all’aggiornamento dell’app che funziona sulle Dolomiti, infatti, ci sono voluti tre mesi, un team dedicato e “alcune centinaia di migliaia di euro”, tutte a carico dell’azienda. Se davvero si volesse estendere questo modello al trasporto pubblico locale, gli interrogativi sarebbero almeno due. Chi paga l’aggiornamento dei sistemi, dei tornelli, di tutto ciò che serve? E tra quanto lo strumento potrebbe essere pronto? A quanto si apprende, la questione costi non sembra essere stata ancora affrontata ma, se non dovessero essere varati incentivi, le aziende di tpl dovrebbero essere disposte a fare investimenti anche notevoli. E non è scontato che tutte siano d’accordo. L’altro nodo resta il tempo. Un conto sono le sperimentazioni, ma per andare a regime i tempi potrebbero essere molto più lunghi. Se dovessero volerci mesi, come nell’unico precedente su larga scala che conosciamo, la misura potrebbe arrivare troppo tardi.

Questo articolo è originariamente apparso su L'HuffPost ed è stato aggiornato.