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Tim, per futuro piano Elliott decisivo ruolo Genish

MILANO (Reuters) - Per nominare i consiglieri itaiani proposti per il cda di Telecom Italia il fondo Elliott dovrà probabilmente usare una certa cautela nei confronti dell'AD, Amos Genish, e del suo piano industriale.

Lo dice una fonte vicina agli investitori.

L'obiettivo per Elliott è conquistare l'approvazione dei fondi e quello che ha creato problemi in tentativi simili é il rischio di creare una situazione di stallo nella gestione della società, sottolinea la fonte.

Quindi la strada che sembra più praticabile per Elliott è quella di lasciare l'AD al suo posto e di confermare di fatto il piano industriale con le aggiunte già annunciate; spinoff della rete, vendita di Sparkle, conversione delle azioni di risparmio, secondo una fonte vicina alla vicenda.

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Se il fondo promuovesse un progetto molto diverso e magari un presidente di sua nomina, potremmo rischiare di trovare al vertice Tim due soggetti espressione di strategie differenti e possibili difficoltà nella gestione del gruppo, aggiunge.

Una fonte vicina alla vicenda aggiunge che chiedere la rimozione di Genish potrebbe incontrare qualche ostacolo tra gli investitori istituzionali, anche perchè il piano e la figura dell'AD sono stati apprezzati durante il roadshow.

Il fondo, al momento, non ha indicato Genish tra le persone da rimuovere dal consiglio, nonostante sia espressione di Vivendi e Vincent Bolloré.

VIVENDI AVANZA DUBBI SU SMANTELLAMENTO GRUPPO

Vivendi rimane in una posizione attendista e, dopo aver detto a Reuters di essere pronta a cambiare strategia per ottenere benefici di breve periodo, sottolinea ora di non essere sicura che il piano di "smantellamento" di Tim proposto da Elliott sia in grado di creare valore.

La materia è la separazione della rete telefonica fissa un asset che, secondo uno studio di R&S di Mediobanca, una volta societarizzato, avrebbe 3,5 miliardi di fatturato con un margine operativo lordo al 52%.

Con questi numeri l'uscita dal perimetro di Tim della NetCo, come la definisce Elliott nel suo documento, finirebbe per far mancare un apporto di cash considerevole e sottrarrebbe numeri particolarmente positivi al conto consolidato.

Sul tema la posizione di Elliott non è chiara perchè nella sua lettera agli azionisti dice che Tim dovrebbe continuare a detenere una partecipazione della rete, senza precisare se intende o meno tenere una quota di controllo.

Se invece l'obiettivo del fondo è realizzare uno spinoff sullo stile Fca in cui, con Tim che mantiene una partecipazione significativa, probabilmente non si è molto lontani da quello che lo stesso AD, Amos Genish, sta già pensando.

Dopo oltre un decennio di dibattito sul tema separazione, ci è voluto un azionista straniero, Vivendi, a iniziare concretamente l'operazione e Arnaud De Pouyfontaine, AD del gruppo francese, ha detto in diverse occasioni che il tema della proprietà della rete andrebbe valutato dal consiglio.

La vendita di TI Sparkle non sarebbe così importante, almeno dal punto dei vista dei numeri di bilancio.

La conversione delle azioni di risparmio diluirebbe la partecipazione di Vivendi che però, se dovesse rinunciare a metà dei consiglieri, potrebbe non essere più così interessata ad avere una quota decisiva in assemblea, dice la fonte vicina alla vicenda.

Non è stato possibile avere un commento immediato da Tim mentre Vivendi e il fondo Elliott non hanno voluto commentare.

TIM DEBOLE IN BORSA

La borsa non regaisce in modo entusiasta alle'entrat in scena e alle proposte di Elliott. I due temi che potrebbero far partire nuovamente il titolo - lo scorporo della rete stile Fca e un eventuale scontro per il controllo con rastrellamento di azioni - al momento sono considerati di incerta realizzazione.

Al momento Elliott ha comunicato di avere oltre il 3% delle azioni ordinarie e strumenti finanziari che lo portano a oltre il 5%, ma senza dare numeri precisi.

(Stefano Rebaudo)

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