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Trump riaccenderà la guerra valutaria?

Dopo il discorso del Premier Britannico Theresa May, il mercato valutario dovrebbe avere le idee più chiare. Per quanto possibile visto che, oltre qualche particolare tecnico, non si è andati oltre. ma almeno la scelta di una hard Brexit senza particolare odio verso l’Europa, è stata più volte confermata.

La sterlina torna a salire

E’ bastato questo per rimettere in riga la sterlina, vittima di un crollo sul dollaro come non se ne vedeva da oltre 30 anni, e permetterle di riprendere a salire, arrivando a 1,24 sul dollaro dopo aver toccato quota 1,20 nelle ore precedenti il discorso, proprio per la paura di una view troppo aggressiva da parte dell’esecutivo britannico, il tutto mentre l’altra valuta rifugio per eccellenza, lo yen, ha iniziato a calmarsi e a scendere, insieme all’oro. In altre parole la ventilata corsa ai beni rifugio individuata nella scorsa seduta, e che nulla era se non la manifestazione di indecisioni già plateali, potrebbe aver visto la sua fine. Ovviamente sempre Trump permettendo visto che venerdì è previsto il suo insediamento ufficiale, in attesa del quale, l’eccentrico protagonista non sembra voler far nulla per calmare le ansie dettate dai suoi sempre più forsennati messaggi via Twitter (Francoforte: A1W6XZ - notizie) .

Usa-Cina: valute a confronto

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Interessante il parallelismo che si è creato in occasione del vertice economico annuale di Davos, lo stesso dove un anno fa i partecipanti avrebbero messo la mano sul fuoco sul fatto che Trump non sarebbe mai diventato presidente, Londra sarebbe rimasta all’interno dell’Unione e la globalizzazione era il miglior mondo possibile per garantire la crescita perenne e che, perciò, non correva alcun pericolo: mentre da una parte il futuro presidente Usa tuonava contro un dollaro troppo forte (poi in calo immediatamente dopo le sue parole) e uno yuan minacciosamente troppo debole, dall’altro il presidente cinese, Xi Jinping, si è presentato, per la prima volta nella storia, per difendere non solo la globalizzazione (che stando alle sue dichiarazioni non dev’essere demonizzata) ma anche la politica della Cina in ambito finanziario. Stando alle ultime indiscrezioni di stampa, infatti, il governo di Pechino avrebbe ufficializzato la possibilità per le industrie straniere di lanciare Ipo sul mercato cinese, per la precisione alle Borse di Shanghai e Shenzen, oltre alla possibilità di sfruttare altri strumenti finanziari. Un passo ulteriore verso la volontà di rendere trasparente il mercato del Celeste Impero ma anche di contrastare quel protezionismo voluto da Trump. Per chi, invece, volesse inquadrare la scelta in un’ottica di più ampio respiro, nulla vieta di considerarla una mano tesa per collaborazioni commerciali.

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