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Letta: lavoro, giovani e turismo priorità del nuovo governo

Insieme all’Europa, la questione del lavoro è stata il fulcro del discorso di insediamento del premier Enrico Letta che ha dichiarato come proprio l’occupazione sia la priorità del suo governo. Il lavoro come unica soluzione per uscire dall’“incubo dell’impoverimento e imboccare la via di una crescita non fine a se stessa, ma volta a superare le ingiustizie e riportare dignità e benessere”.

Letta ribadendo l’impegno per le misure più urgenti, come il rifinanziamento delle casse integrazioni in deroga e il superamento del precariato, ha sottolineato come le misure tampone non siano sufficienti per risolvere i nodi strutturali del mercato del lavoro. Bisogna fare di più, occorre organizzare la crescita, intervenire sulla questione degli esodati con i quali “la comunità nazionale ha rotto un patto”.

Le strade da battere sono quelle dell’ampliamento degli incentivi fiscali a chi investe in innovazione, del sostegno all’aggregazione e all’internazionalizzazione delle Pmi, del pagamento dei debiti alle imprese e della rimozione degli ostacoli burocratici che frenano lo spirito d’impresa. In una società post-industriale, però, occorre fare i conti con il lavoro autonomo e le libere professioni che rappresentano una parte sempre più importante del mercato del lavoro: fatte le riforme occorre valorizzare le partite Iva, i giovani e creare occasioni di incontro fra domanda e offerta.

Nel suo discorso Letta ha affrontato dell’occupazione femminile, il ritardo dell’Italia nei confronti degli altri Paesi, una carenza culturale e politica per la quale occorre un ripensamento del Welfare tradizionale “schiacciato sul maschio adulto e su pensioni e sanità”.

Per “liberare le energie migliori del Paese” occorrerà ricostruire l’Italia sui giovani o, meglio sul lavoro dei giovani. I tassi di istruzione e occupazione ai minimi storici e lo sconforto di chi non studia e non lavora non sono solo un freddo dato statistico, ma “una ferita morale”.

In quest’ottica saranno strategici la semplificazione e il rafforzamento dell’apprendistato. Secondo Letta bisognerà mettere mano alla legge 92/2012, riducendo le restrizioni imposte dalla Riforma Fornero ai contratti a termine che, negli ultimi mesi, hanno paralizzato le assunzioni a termine. Si tratta di indicazioni che erano state suggerite nelle scorse settimane dalla Commissione dei saggi e non è un caso che uno di essi, Enrico Giovannini, occupi ora il dicastero del Welfare. Le defiscalizzazioni e i sostegni ai lavoratori con bassi salari saranno i mezzi forniti alle imprese per aiutarle ad assumere giovani a tempo indeterminato.

Ma ci sono anche norme introdotte dalla Riforma della scorsa estate che andranno salvaguardate, per esempio “le proposte su incentivi al pensionamento graduale con part time misto a pensione”, le cosiddette “staffette generazionali” che hanno ottenuto un consenso bipartisan nei mesi passati. 

Altro ruolo importante sarà quello degli stranieri: la nomina di Cécile Kyenge all’Integrazione è il presupposto per “fare tesoro della voglia di fare dei nuovi italiani”. Letta è consapevole di come il discorso sull’integrazione riguardi tutti, italiani nuovi e vecchi. Un’economia sana e vitale si esprime (anche) con un ascensore sociale capace di premiare i meritevoli: nell’Italia del 2013, invece, soltanto il 10% degli studenti con un padre non diplomato riesce ad arrivare alla laurea (contro il 40% della Gran Bretagna e il 35% della Francia).

Nel suo discorso Letta sottolinea l’importanza e il volano economico di due settori non delocalizzabili: il turismo e l’agroalimentare. In un’età post-industriale l’Italia non può perdere l’opportunità di monetizzare le sue bellezze paesaggistiche, le sue attrazioni turistiche, la varietà della sua produzione alimentare e vinicola. Accanto a una valorizzazione di queste risorse occorre recuperare il terreno perduto nel settore dell’innovazione e della ricerca. Agenda digitale, energie rinnovabili, nanotecnologie, aerospaziale e biomedicale sono i settori che verranno finanziati tramite un piano pluriennale di project bonds.Nel suo discorso Letta ha toccato anche il tema delle fonti rinnovabili e dell’efficienza energetica, non solo opportunità di risparmio, ma vere e proprie occasioni di business e di rinnovamento.

Uno dei presupposti per la ripartenza delle imprese sarà una burocrazia non opprimente, più snella e aperta alla creatività e alla voglia di fare. L’auspicio di Letta è un “fisco amico” una “parola Equitalia” che non provochi un brivido a chi la sente pronunciare, perché “i sacrifici sono socialmente sostenibili solo se sono ispirati ad un principio di equità”. Un discorso che non ha dimenticato il risultato delle urne, le istanze di chi ha votato all’opposizione rispetto al governo delle larghe intese da Letta presieduto. Anche se non si è trovato l’accordo con il Movimento Cinque Stelle, i punti in comune di queste indicazioni programmatiche sono più di quanti si potesse immaginare. Per chi abbia il coraggio e la fiducia che Letta ha evocato nel suo biblico epilogo è un punto di partenza su cui costruire.