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Servizio pubblico tv: in Grecia chiude ERT, la RAI è in difficoltà

Servizio pubblico tv: in Grecia chiude ERT, la RAI è in difficoltà

Si è conclusa con uno sgombero della polizia la storia della ERT, la tv pubblica greca chiusa dal governo nel piano dei tagli imposti dalla politica di austerity del suo premier Antonis Samaras. Stamattina alle 3, gli agenti della polizia hanno sgomberato giornalisti ed addetti ai lavori che avevano occupato la sede ateniese, interrompendo la diretta ad oltranza, minacciati di arresto e di ritorsioni contrattuali. La diretta è continuata per alcune ore su una Radio locale e da oggi, annunciano i giornalisti, le trasmissioni proseguiranno sul web, mentre da giorni i colleghi di tutto il paese sono scesi in piazza per protestare quello che loro stessi definiscono "un colpo di Stato".

La decisione di chiudere la ERT, versione greca della BBC, rientra nell'ambito del programma concordato con la Troika dei tagli e delle privatizzazioni delle aziende a partecipazione statale. Una decisione che il portavoce del governo, Simos Kedikoglou, giustifica come necessaria "in un momento in cui al popolo greco vengono imposti sacrifici" e che quindi "non ci possono essere entità intoccabili che possono restare intatte quando si applicano tagli ovunque". Anche perchè, secondo Kedikogluo, la ERT è un caso particolare di "sacche di opacità e incredibile spreco di denaro pubblico": 300 milioni di euro, "da tre a sette volte le altre tv" e ha "da quattro a sei volte il personale di altre strutture con ascolti ridotti". La Commissione UE, intanto, prende le distanze dalla decisione del governo ellenico, sottolineando come sia stata presa in totale autonomia nel "contesto di modernizzazione dell'economia greca per rendere efficiente il settore pubblico".

L'ordine esecutivo per la chiusura dell'emittente dovrà essere ratificato dal Parlamento entro tre mesi (ed è necessario anche il voto dell'opposizione) ma nel frattempo sono stati mandati a casa 2.800 dipendenti; al suo posto, nascerà Nerit SA ovvero Nuova Radio, finanziata tramite un canone che gli abbonati continueranno a pagare sulla bolletta della fornitura elettrica. Mentre sindacati e opposizione protestano, definendolo un atto "illegale", Samaras conferma la sua decisione: "E' mio dovere rispettare gli impegni internazionali della Grecia. [...] "Io ho deciso di chiudere un Ente malsano che sperperava il denaro pubblico e funzionava con criteri partitocratici. Al suo posto sarà creata una nuova ERT, moderna e obiettiva".


L'infelice esito della tv greca porta inevitabilmente ad un confronto con un'altra situazione difficile, quella della RAI, servizio pubblico italiano che da anni annaspa in un mare di difficoltà economiche. Finanziata in buona parte dai contribuenti attraverso un canone - 113,50 euro - e dall'altra dagli introiti pubblicitari, l'emittente pubblica ha chiuso l'ultimo bilancio del 2012 in un rosso spaventoso, il peggiore degli ultimi dieci anni: 244,6 milioni di euro di perdita, un buco nero provocato soprattutto dal crollo della pubblicità (220 milioni in meno rispetto al 2011).
Una situazione che il senatore Maurizio Rossi di Scelta Civica, nominato da poco in Commissione parlamentare per l'indirizzo generale e la vigilanza dei servizi radiotelevisivi, ha dichiarato di voler affrontare rapidamente, assieme al tema del contratto di servizio, delle scadenze del contratto quadro Stato-Rai nel 2016 e della razionalizzazione delle frequenze.

Colpevole la crisi economica? Anche, ma per Michele Anzaldi, segretario della Commissione di Vigilanza RAI, il problema sta soprattutto nella capacità dell'azienda di sperperare denaro. Come? Attraverso l'assunzione di figure dirigenziali esterne alla società, figure che tra l'altro, secondo l'opinione di Anzaldi, "non si sono rilevati all’altezza nell’azione di risanamento e rilancio dell’azienda", riferendosi al direttore generale Tarantola. Innumerevoli anche gli sprechi più volte denunciati dalla Confconsumatori alla Corte dei Conti, relativi ai compensi gonfiati e le spese per i palinsesti della televisione pubblica. Spese che i consumatori rivendicano, ritenendolo uno spreco dei contribuenti, come i 650 mila euro dati al calciatore Bobo Vieri durante la trasmissione "Ballando con le stelle". Una cifra che, se verificata, vedrebbe la RAI accusata di danno erariale.

Problemi economici ai quali si affianca un altro problema, quello dell'indipendenza: da sempre la RAI è vittima di una lottizzazione politica (regolamentata dalla riforma RAI del 1975) che vede una spartizione dei canali tv in base ai partiti di maggior riferimento. Una situazione tipicamente italiana alla quale l'Europa chiede di porre fine. Lo scorso anno, il Comitato dei ministri del Consiglio d’Europa ha approvato una Raccomandazione sui media del servizio pubblico, sottolineando l’importanza del servizio pubblico di  garantire una piena indipendenza editoriale ed operativa: “Senza una provata indipendenza di azione e di iniziativa, nei confronti del governo come di altri gruppi di interesse, i media del servizio pubblico non riusciranno a mantenere la loro credibilità e perderanno la propria capacità come foro di discussione nazionale e strumento di controllo del potere”.