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Cosa si nasconde dietro il boom dei corporate bond

A2A, Atlantia e Fiat, ma anche decine di altre società meno conosciute. Sui mercati finanziari è scoppiata la moda dei corporate bond, complice la relativa facilità con cui sono state collocate le ultime emissioni. Cerchiamo di capire cosa si nasconde dietro questo trend, quali sono le opportunità e i pericoli per i piccoli risparmiatori.

Tassi di default in calo

Tradizionalmente i corporate bond sono stati collocati a tassi sensibilmente più elevati rispetto alle emissioni sovrane nella considerazione che "gli Stati non possono fallire". Un principio entrato in discussione negli ultimi anni anche tra i Paesi occidentali, rimescolando quindi le carte.

Guardando con attenzione i dati degli ultimi anni, emerge chiaramente che il tasso di default tra le emissioni societarie europee e americane si attesta intorno al 2%, su livelli ormai solo di poco superiori ai bond statali. Considerato che i tassi di interesse garantiti da Stati come Germania, Svizzera e Stati Uniti rasentano ormai lo zero, si capisce chiaramente il perché di questo interesse per le obbligazioni societarie.

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Torna la voglia di rischio

Il trend è ancora più evidente se si esaminano i corporate bond high yeld, quelli cioè che offrono rendimenti più generosi della media (4,5, 6% o anche oltre) perché percepiti più pericolosi, e quindi in maggiore difficoltà nell'incontrare l'interesse dei risparmiatori. Nei primi undici mesi dell'anno sono stati collocati sul mercato corporate bond ad alto rendimento per poco meno di 350 miliardi di dollari, con un rialzo superiore al 15% rispetto allo scorso anno.

Attenzione a…

Tanto entusiasmo non deve però trarre in inganno: gli analisti indipendenti sottolineano un aspetto che solo all'apparenza è banale: se questi titoli rendono sensibilmente più della media, significa che faticano a trovare investitori interessati. Questo perché dagli addetti ai lavori — quelli che sul mercato movimentano grandi cifre — vengono percepiti come particolarmente rischiosi. Una ragione in più per il piccolo risparmiatore di approcciarli con prudenza, ricordando che le stime per i prossimi mesi indicano una volatilità ancora elevata.

Come destreggiarsi

Gli indicatori per comprendere i rischi dell'investimento in corporate bond non mancano. Innanzitutto va preso in considerazione il rating espresso dalle agenzie di settore: in passato non sono mancati errori, ma questo strumento resta comunque un elemento di valutazione oggettiva. Quando il rating manca del tutto, dovrebbe scattare l'allarme sui pericoli ai quali si va incontro.

Altri elementi da valutare sono la qualità dell'emittente (un'emissione targata Enel o Eni, per fare un esempio, è tendenzialmente più affidabile di una che porta il brand di una Pmi poco nota), la durata (più è lontana la scadenza, maggiori sono tendenzialmente i rischi connessi all'investimento), la quotazione o meno del bond su mercati regolamentati (il primo caso in genere garantisce maggiore liquidità al titolo, e quindi minori difficoltà nel caso lo si voglia vendere prima della scadenza), infine la valuta (per le oscillazioni possibili rispetto all'euro) e lo stato di salute del Paese al quale appartiene l'azienda emittente (economie in forte crescita rendono meno probabile l'insolvenza).