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L’investitore si scopre patriottico

La Borsa italiana è stata tra le peggiori del mondo occidentale negli ultimi anni e le previsioni sull’economia del nostro Paese per quest’anno (ancora recessione in vista, con il Pil destinato a scendere dell’1%) e il prossimo (atteso un modesto rimbalzo, +0,4%) non sono entusiasmanti.

Eppure, dal sondaggio che abbiamo lanciato nelle scorse settimane su queste pagine, è emerso che le azioni italiane sono prevalenti nei portafogli dei lettori (41% del capitale investito), davanti alle azioni estere (16%), per un’esposizione all’equity che supera abbondantemente la metà del portafoglio media (il 57% per la precisione) riflettendo l’immagine di un livello elevato di rischi, che può essere spiegato solo con un ottimismo diffuso per i mesi a venire.

Multipli accettabili per le azioni tricolore

Se si sia giusto o sbagliato scommettere con tanta forze sulle azioni italiane ovviamente nessuno può dirlo a priori. Sicuramente sul risultato del sondaggio ha influito la possibilità di seguire da vicino le società quotate, a differenza ad esempio dei titoli esteri.

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Di sicuro c’è il fatto che il price/earning, il rapporto cioè tra prezzi e utili e attesi, resta sensibilmente al di sotto della media storica nel nostro Paese, offrendo quindi spazi per una rivalutazione dei corsi azionari. Va considerato, comunque, un altro elemento: in un listino come quello di Milano in cui i titoli industriali sono scarsamente rappresentati, a fare la parte del leone è il comparto finanziario. Pertanto, dall’andamento di questo settore – fortemente legato al ciclo economico, alla situazione debitoria, ai tassi di default sui prestiti, oltre che alle prospettive internazionali – dipenderà buona parte dell’andamento nei prossimi mesi di tutta la Borsa italiana.

Poco spazio per bond e commodity

Un terzo del portafoglio finisce nei bond, con una prevalenza dei titoli di Stato (19%) sulle obbligazioni corporate (13%), con queste ultime che evidentemente beneficiano del rinnovato appetito per gli elevati rendimenti, considerato che le emissioni dei governi meglio impostati dal punto di vista economico ormai offrono rendimenti intorno allo zero nelle scadenze medie e brevi. Dopo il balzo dello scorso anno, gli spazi per un’ulteriore riduzione degli spread tra i bond dei Paesi periferici dell’Eurozona e quelli tedeschi sono nettamente inferiori oggi, anche se la consapevolezza del ruolo protettivo giocato dalla Bce lascia intravvedere un ulteriore restringimento della forchetta.

Infine va sottolineato il rilievo marginale delle commodity nei portafogli dei lettori (3% del totale), sul quale pesa da una parte la maggiore difficoltà nel seguire l’evoluzione dei prezzi di questi asset, dall’altra la consapevolezza che l’oro – dopo anni di corsa ininterrotta – quest’anno potrebbe prendersi una pausa se l’Europa saprà mostrarsi coesa e non emergeranno fiammate inflazionistiche. Chiude il sondaggio un 8% di investimenti non classificati.