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Le 4 domande da porsi quest'estate

Chiunque abbia iniziato questo 2016 con la serenità che si era prefissato, visto il periodo storicamente favorevole all’ottimismo, si è dovuto ricredere molto presto ed aggiungere anche la volatilità, spesso negativa, di inizio anno tra le altre nuove variabili cui tener conto durante l’elaborazione delle proprie strategie di investimento.

Il Sell in May... anche quest'anno?

Ecco allora che arriva, repentino, anche il sospetto secondo cui la famosa regola del Sell in may and go away potrebbe essere altrettanto sovvertita. La stessa che, dopo aver consigliato un’estate senza pensieri magari pagata con una parte di quanto guadagnato, invita a tornare sui mercati a fine ottobre, in prossimità di quel rally di fine anno che, nei paesi anglosassoni, inizia con Halloween e prosegue con la Festa del Ringraziamento e affini. tutte occasioni per rifarsi, sempre secondo le regole tradizionali, aiutando anche le spese che le festività natalizie impongono. Insomma: un programma dettagliato. Ma così come per i proverbi che si riferiscono alle previsioni meteorologiche, non c’è nulla di certo (e questo aprile pazzo lo conferma almeno sulle temperature). Anche qui colpa delle banche centrali? A volte loro risultano essere innocenti e chi investe guardando anche questo fattore deve partire già conscio che la statistica è la sola regola che è alla base del detto in questione.

Ma qual è la situazione ora?

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Gli esperti entrano in campo e guardano a quello che sta accadendo nel mondo, in particolare ai tanti allarmi lanciati dalla organizzazioni internazionali: Bce (Toronto: BCE-PA.TO - notizie) , Ocse, Fmi sono sempre più concordi nel confermare come, nonostante gli sforzi fatti, sforzi peraltro spesso faticosi e rischiosi, come ad esempio l’adozione dei tassi negativi, i nemici da sconfiggere, prima su tutti l’inflazione, non siano in realtà ancora stati sconfitti. Ne sa qualcosa la banca del Giappone da tempo in lotta con una stasi economica trentennale che non accenna a placarsi; proprio per questo da Tokyo partono i primi allarmi e soprattutto i primi dubbi sull’effettiva efficacia delle politiche di accomodamento, efficacia che, finora, è stata l’unica bussola per i mercati.

Wall Street conviene?

Dall’altra parte dell’oceano la locomotiva del mondo e cioè gli Usa, hanno da tempo dovuto abbandonare questo ruolo, incarnato per un certo periodo dalla Cina, ora anche lei in crisi: Wall Street è giudicata con valutazioni tra le più alte della storia in parallelo a trimestrali che potrebbero deludere man mano che verranno pubblicate.la piazza statunitense, come conferma Filippo Diodovich strategist di IG (Londra: IGG.L - notizie) , resta ancora inaffidabile nel periodo estivo così come inaffidabile è anche l’Europa con una serie di elezioni politiche e di referendum (leggasi quello inerente la permanenza o meno dell’Inghilterra all’interno dell’Unione) dopo le quali nulla potrebbe essere più come prima, anche considerando il fattore, particolarmente incisivo se non proprio decisivo, della Bce.

L'Europa: che fare?

Non solo, l’esempio della Spagna è preclaro per capire la situazione di confusione e di sfiducia che la base dell’elettorato nutre nei confronti dei vertici: Madrid, dopo 4 mesi di colloqui non è riuscita a darsi un governo e dovrà attendere altri 2 mesi di campagna elettorale per arrivare alle prossime elezioni, tra l’altro anche loro mal tollerate da una popolazione esausta. il tutto mentre l’infezione Grecia continua a evidenziare tutte le carenze e le idiosincrasie dell’Unione, la stessa Unione dalla quale la Gran Bretagna potrebbe presto uscire. Intanto in tutto questo di fanno strada i movimenti estremisti, come sta accadendo in Austria, in cerca di un riscatto che la storia gli offre servendogli l’emergenza profughi come facile pretesto per aizzare l’odio di cittadini/contribuenti al limite delle forze, stremati da quasi 10 anni di crisi. La strategia per reggere tutto questo? A prescindere dal fatto che si voglia vendere o meno resta il fatto che la stabilità di titoli saldi uniti all’appetibilità di dividendi sostenibili continua ad essere la soluzione più votata dagli analisti.

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