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5 trend dell�industria europea dei fondi

Il 2015 è iniziato a passo lento per l’industria europea dei fondi. Secondo l’ultimo Morningstar (NasdaqGS: MORN - notizie) asset flow report, i flussi netti stimati sono stati di 26,35 miliardi di euro, grazie soprattutto ai fondi bilanciati (+12,58 miliardi). E’ stata elevata anche la richiesta di comparti obbligazionari, i quali hanno registrato i più alti flussi mensili da luglio 2014 (+11,08 miliardi). Gli alternativi hanno chiuso il mese in positivo (+4,6 miliardi), mentre gli azionari hanno registrato riscatti netti per 2,27 miliardi.

Il mix non tramonta
Al di là dei numeri, il report rivela diverse indicazioni sul comportamento degli investitori europei. Innanzitutto, si conferma il trend in atto da diversi anni che vede un interesse per i prodotti di allocation, che delegano al gestore la scelta del mix tra le diverse classi di attività a seconda delle condizioni di mercato.

Ritorno ai monetari
In secondo luogo, emergono delle preoccupazioni legate alla situazione greca e alla mossa a sorpresa della Banca centrale svizzera di lasciare fluttuare liberamente il franco nei confronti dell’euro. I timori si sono tradotti in un ritorno di interesse per i monetari (+21,06 miliardi di raccolta netta), nonostante i bassi rendimenti offerti.

Piacciono gli indicizzati
In terzo luogo, a gennaio sono proseguiti i flussi verso i fondi azionari indicizzati a discapito di quelli attivi. I primi hanno avuto sottoscrizioni nette per 2,65 miliardi; i secondi riscatti per 4,92 miliardi. Il trend è confermato dall’andamento degli Etf (Exchange traded fund) azionari: a gennaio la domanda è stata di 7,17 miliardi, il miglior mese da aprile 2008.

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Più selezione
In quarto luogo, gli investitori hanno mostrato un atteggiamento selettivo verso il rischio. Lo prova il fatto che, oltre alle categorie bilanciate moderate e prudenti e agli obbligazionari euro, tra le migliori ce ne sono diverse azionarie, tra cui l’Equity Europa large cap blend. Non sono nella top ten, ma hanno toccato livelli record anche i comparti specializzati sulla Borsa di Mumbai e le società a larga capitalizzazione svizzera. In quest’ultimo caso, i sottoscrittori hanno mostrato di preferire le aziende con una vocazione internazionale a quelle small cap, che sono concentrate sul mercato domestico e hanno registrato deflussi netti.

Svizzera protagonista
In quinto luogo, a gennaio, il mercato svizzero ha svolto un ruolo da protagonista. Tra le maggiori società di gestione, Credit Suisse (NYSE: CS - notizie) è quella che ha raccolto di più (2,05 miliardi di euro) e gran parte del risultato è stato realizzato all’interno della Confederazione. I flussi si sono diretti soprattutto sui comparti azionari indicizzati (1,1 miliardi) e sui passivi obbligazionari. Per contro, l’80% delle sottoscrizioni nette di Ubs (NYSEArca: FBGX - notizie) sono da attribuire alla gestione attiva, in particolare ai comparti equity. A differenza di Credit Suisse, la quota più consistente è arrivata dalle attività in Europa (solo il 25% dalla Svizzera).

Flussi netti nei fondi europei - gennaio 2015
Flussi netti nei fondi europei - gennaio 2015



Chi sale e chi scende
Sempre tra i big, si sono messi in luce Allianz Global Investors, grazie soprattutto al fondo flessibile Allianz income and growth, e Deutsche Asset and Wealth management, che ha ricevuto flussi distribuiti su tutte le asset class (azionari, obbligazionari e bilanciati). Per contro, tra le principali società di gestione hanno sofferto di più i riscatti Ignis e Aberdeen.

Infine, uno sguardo ai più grandi (per patrimonio) fondi europei, rivela che M&G Optimal Income ha continuato ad attrarre investimenti (+569 milioni), collocandosi al secondo posto a gennaio, dietro a Standard Life Investments Global Absolute return strategies (+645 milioni di euro per la versione inglese a cui si aggiungono 1,01 miliardi di quella lussemburghese). E’ positivo anche il bilancio di Carmignac Patrimonie (+380 milioni), mentre i fondi Templeton global bond e Global total return hanno registrato deflussi netti combinati per 315 milioni. La causa principale, spiega Alì Masarwah, autore del report Morningstar, sono le preoccupazioni degli investitori per l’esposizione ai mercati del debito emergente, in particolare all’Ucraina.