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Bancari sotto attacco? La view (e le soluzioni) di Pimco

Il premier Matteo Renzi si affanna a rassicurare tutti: le banche italiane hanno superato gli stress test e Mps, unica bocciata, ha un'ancora di salvataggio già pronta. Ma i mercati non gli credono.

La situazione dell'Italia

Troppo debole l'economia italiana, legata direttamente alle banche, troppo pesanti i carichi dei non performing poans a loro volta derivati in gran parte proprio dalla crisi della produttività e dell'economia made in Italy. Troppo complesso quel piano di salvataggio del MontePaschi (Milano: BMPS.MI - notizie) e per di più troppo alta la probabilità che le banche, in piena rivoluzione copernicana, tra fusioni, iniezioni di liquidità e smaltimento dei crediti in sofferenza, debbano tornare a chiedere nuovamente capitali. Troppo piccolo il margine di azione di Atlante, poi costretto a doppiarsi in un omologo che ancora stenta a trovare finanziatori e credibilità internazionale. A peggiorare la situazione c'è anche una certa confusione di fondo sulla quale è bene fare subito chiarezza.

La view di Pimco

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Secondo l'analisi di Joshua Anderson, managing director e portfolio manager di PIMCO, sui Npl delle banche italiane, alla categoria "sofferenze", cioè prestiti la cui insolvenza è già accertata, apparterrebbero 87 miliardi su base netta, cioè la vera massa dei Npl stando alle interpretazioni del governo italiano e delle banche direttamente coinvolte. Ma molte autorità di regolamentazione e glòi stessi operatori del mercato invece, considerano sofferenze anche le esposizioni dei crediti deteriorati (Non performing exposure o Npe), ovvero i prestiti, magari attualmente scaduti, la cui futura riscossione è improbabile ma non ancora sfociata nella sofferenza. Da qui l'incertezza di fondo: cosa considerare come parametro, i Npl (non performing loans) o i Npe (non permforming exposure) ? Saperlo cambierebbe di molto le cose visto che gli 87 miliardi di Npl, includendo i Npe, diventerebbero 197 miliardi. Per Pimco il presupposto più idoneo da cui partire è quello dei 197 miliardi, quindi debiti insoluti o prossimi all'insolvenza che, stando al report, rientrerebbe per il 60% in 5 banche, che poi alla fine sarebbero proprio quelle esaminate dagli stress test effettuati in questi giorni (Unicredit (EUREX: DE000A163206.EX - notizie) , Intesa, Banca Mps (Amsterdam: BJ6.AS - notizie) , BPM (Other OTC: BPMI - notizie) , Ubi (Taiwan OTC: 6562.TWO - notizie) ).

La possibie gestione delle sofferenze

La soluzione del problema della gestione arriverebbe da un miglioramento degli utili associata ad un recupero dei collaterali; l’andamento fortemente rallentato della crescita dei Npl farebbe presupporre quest’opzione come fattibile. Ma questo non è il solo fattore da considerare, infatti si deve sempre tener presente che le condizioni macroeconomiche, come sottolineano nel report, potrebbero peggiorare, invertendo perciò la rotta. A questo si aggiunga il nuovo protagonista della scena ovvero il bail in, le regole, cioè, che in caso di ristrutturazione di una banca chiamano in causa azionisti, obbligazionisti e, in ultima istanza, i correntisti sopra i 100 mila euro. Ebbene questo scenario, pur non coinvolgendo tutti i contribuenti italiani, avrebbe comunque un forte impatto. Come uscirne? Per Pimco "l'acquisto dei crediti in sofferenza da parte del governo italiano potrebbe essere un'opzione da valutare” perchè verrebbe "finanziata al tasso d'interesse sul debito pubblico e considerando prezzi correnti e potenziali recuperi, potrebbe anche rivelarsi remunerativa per i contribuenti in un orizzonte di lungo termine”.

Anche perchè stando all’analisi, l'esposizione del sistema bancario ai prestiti in sofferenza risulta gestibile, fatta salva la stabilità dello scenario e che questo non peggiori col tempo. Il motivo di questo giudizio si ritrova in tre fattori principali: gli utili previsti (con gli attuali livelli le banche potrebbero azzerare il valore di metà delle loro esposizioni in 3 anni con rischi limitati o nulli sul capitale), il recupero dei collaterali (considerando le ultime rilevazioni, gran parte dei prestiti in sofferenza lordi è garantito da immobili o garanzie personali il che fa presupporre che in ottica di lungo periodo siano recuperabili), i default strategici (a volte pur potendo pagare, alcuni non lo fanno, questo significa che, pur non avendo dati certi, è facile immaginare che la risorsa ci sia ma che non venga messa a disposizione e perciò le perdite finali per le banche saranno “inferiori all'ammontare implicito nei livelli attuali delle esposizioni deteriorate”).

Detto questo si passa alle soluzione

Per ridurre i prestiti in sofferenza Pimco suggerisce tre alternative. Prima di tutto il Bail-in: soluzione veloce per le banche e per risolvere il problema anche di recidive future ma con il difetto di creare tensioni tra i risparmiatori, perdita di fiducia sul sistema bancario a sua volta potenzialmente coinvolto da uno shock sistemico generalizzato.

Ci sarebbe, tra le proposte di Pimco, anche il navigare a vista: cioè risolvere i problemi man mano che si presentano con soluzioni ad hoc per il singolo caso e usando gli utili per ridurre il valore delle esposizioni nel tempo. Il pregio sarebbe nella situazione di panico che sarebbe evitata, anche grazie all’assenza di perdite nell’immediato agli investitori e ai contribuenti, il difetto, invece, sarebbe la lentezza che porterebbe alla permanenza delle sofferenze e, quindi, al perdurare del rallentamento dei prestiti.

Per ultima la ricapitalizzazione mediante finanziamenti a basso costo cioè cancellare i prestiti in sofferenza dai bilanci attraverso finanziamenti a basso costo. In questo caso la velocità di soluzione e il conseguente (possibile) aumento del credito all’economia, sarebbero limitati negli effetti da un coinvolgimento da parte dei contribuenti.

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