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BNS sempre pronta ad agire, USD sostenuto dagli speculatori

La politica monetaria della BNS rimarrà ultra-accomodante

di Yann Quelenn

Ieri Thomas Jordan, il presidente della BNS, ha tenuto una conferenza stampa a Berna, mentre la banca fa fatica a stimolare l’economia. I rendimenti di breve e lungo termine sono negativi, e le conseguenze di una simile politica monetaria non sono del tutto noti, bisogna valutarne l’impatto sulle banche e sugli investitori.

Secondo Jordan, “I costi associati ai tassi d’interesse negativi sono inferiori al costo derivante dal detenere liquidità,”; noi non crediamo a questa affermazione, poiché, a nostro avviso, il costo degli interessi negativi sarà sempre superiore al costo derivante dal detenere liquidità, soprattutto se tornerà l’inflazione. Un ulteriore calo dei tassi d’interesse potrebbe innescare una corsa agli sportelli o per lo meno una corsa al denaro contante che danneggerebbe l’economia.

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Jordan ha anche accennato al fatto che la BNS non intende limitare o abolire il denaro contante per prevenire questi effetti negativi, né ricorrere ad altri strumenti monetari come il denaro a pioggia (il cosiddetto “helicopter money”). Al momento, il bilancio della BNS è pari al 110% del PIL e crediamo che vi sia ancora spazio per un’ulteriore espansione, soprattutto se consideriamo altri paesi con un rapporto debito/PIL molto più elevato, come il Giappone o gli Stati Uniti.

Le pressioni al ribasso continuano a pesare sull’EUR/CHF, nonostante il massiccio intervento della BNS. Rimaniamo naturalmente ribassisti sulla coppia. Il principale catalizzatore della coppia è ovviamente la BCE (Toronto: BCE.TO - notizie) , e i mercati finanziari attendono con trepidazione la riunione di dicembre. La volatilità dovrebbe tornare, nella consapevolezza che incombe la fine del programma di QE europeo.

Si stabilizza l’USD

di Peter Rosenstreich

Oggi l’USD è marginalmente più debole, anche se permane un diffuso sentiment rialzista. Dai dati IMM emerge un costante aumento dei lunghi speculativi in USD. Il PMI manifatturiero di ieri superiore alle attese e l’intervento da falco di Evans (Fed), secondo cui la Fed alzerà i tassi tre volte nel 2017, hanno spinto la domanda del biglietto verde (i commenti sulla bassa inflazione dovrebbero essere ignorati, visto che un rialzo di 75 punti base in un anno prevedrebbe una Fed molto aggressiva). La probabilità di un rialzo del tasso di 25 punti base a novembre si aggira ora intorno al 70%. L’USD, però, è stato aiutato anche dall’aumento delle preoccupazioni sul processo della Brexit. Le minacce di Nicola Sturgeon, secondo cui la Scozia indirà un altro referendum sull’indipendenza se non vi sarà un accordo fra tutte le amministrazioni e il Belgio, che tiene in ostaggio l’accordo CETA, indicano che è improbabile che la Brexit proceda senza intoppi.

Molto probabilmente essa innescherà turbolenze politiche collaterali. La GBP è in balia della Brexit e della politica, e non dei fondamentali economici, quindi il PIL di domani rivestirà minor importanza. L’USD non sta solo fornendo il tradizionale rifugio sicuro, ma la curva più ripida dei rendimenti USA ha fatto calare per gli investitori la probabilità di rendimenti più elevati su scadenze più lunghe. Ci aspettiamo che solidi dati USA conteranno più dei commenti della Fed sulle aspettative sui tassi. Oggi sarà diffuso il dato sulla fiducia dei consumatori del Conference Board, che dovrebbe scendere a 101,5 punti dai 104,1 di settembre. Il dato più debole, viste le poche notizie in circolazione, dovrebbe far scendere leggermente l’USD. Le vendite di USD forniranno però l’opportunità, nel breve termine, di ricaricare i lunghi. La rinnovata debolezza dei prezzi del petrolio, dovuta al mancato accordo su un taglio della produzione dei paesi OPEC, farà verosimilmente scendere i prezzi delle materie prime. Questo scenario dovrebbe essere negativo per le valute legate al greggio, come NOK, CAD e MXN e in generale per le operazioni legate alle materie prime, come AUD, NZD e ZAR.

Autore: Swissquote Per ulteriori notizie, analisi, interviste, visita il sito di Trend Online