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Borse deboli in attesa dell'occupazione Usa. Atlantia ancora su

L'ultima seduta della settimana si è conclusa con il segno più per la piazza azionaria nipponica che ha visto il Nikkei 225 risalire la china dopo il calo di ieri, mettendo a segno un progresso dello 0,47%.
Se la notizia dei dazi Usa su acciaio e alluminio, annunciati ufficialmente ieri, era ormai attesa, non si può dire altrettanto di quella relativa all'incontro che avverrà entro maggio tra il presidente Trump e il leader nordcoreano Kim Jong-un.

Deboli le Borse europee che dopo i rialzi messi a segno nelle ultime sedute, oggi hanno avviato gli scambi nel segno dell'incertezza, per poi scivolare in territorio negativo. Il Ftse100 limita i danni ad un frazionale calo dello 0,01%, mentre il Cac40 e il Dax30 scendono rispettivamente dello 0,14% e dello 0,44%.

Prevale una certa cautela tra gli investitori in attesa dell'importante report sull'occupazione Usa che sarà diffuso nel primo pomeriggio. Intanto in Europa sono stati resi noti alcuni aggiornamenti macro e si tratta della bilancia commerciale in Germania che a gennaio un mostrato un surplus in lieve calo da 21,4 a 21,3 miliardi di euro, al di sopra dei 20,7 miliardi previsti dagli analisti.

Sempre in terra tedesca la produzione industriale a gennaio ha evidenziato una variazione negativa dello 0,1%, in recupero rispetto alla flessione dello 0,5%, deludendo però le attese del mercato che puntava ad un rialzo dello 0,5%.
Lo stesso dato in Francia ha registrato un calo del 2%, in netto peggioramento rispetto alla lettura di dicembre rivista al ribasso da +0,5% a +0,2% e sotto le previsioni della comunità finanziaria che guardava ad una contrazione più contenuta dello 0,3%.
Infine, in Italia la produzione industriale nel primo mese dell'anno è salita dello 0,7% rispetto al mese precedente e dell'1,7% in confronto allo stesso mese del 2017.

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Intanto viaggia con il segno meno anche Piazza Affari dove il Ftse Mib dopo aver tentato di allungare in direzione dei 22.800 punti, si presenta ora a ridosso di area 22.700, con un calo dello 0,21%.

Male Salvatore Ferragamo che scivola in fondo al listino con un rosso del 2,44% dopo i conti del 2017 che hanno mostrato un utile netto in calo da 198 a 114 milioni di euro, a fronte di ricavi in flessione del 2,1% a 1,393 miliardi di euro. A pesare sul titolo è l'outlook poco incoraggiante per il 2018 che sarà un altro anno di transizione per il gruppo.

In rosso i bancari con l'unica eccezione di Mediobanca (Milano: MB.MI - notizie) che sale dello 0,35%, mentre Ubi Banca (Amsterdam: UF8.AS - notizie) e Bper Banca arretrano del 2,23% e dell'1,7%, seguiti da Banco BPM che perde l'1,223%, mentre Unicredit (EUREX: DE000A163206.EX - notizie) e Intesa Sanpaolo (Amsterdam: IO6.AS - notizie) calano dello 0,8% e dello 0,51%.

Prese di profitto per Mediaset (Londra: 0NE1.L - notizie) che dopo il rally di ieri cede l'1,65%, mentre si mantiene a galla Telecom Italia (Amsterdam: TI6.AS - notizie) con un frazionale rialzo dello 0,07%, con il focus sempre rivolto alle mosse del fondo Elliott nel capitale del gruppo.

Ancora acquisti per Atlantia (Londra: 0I2R.L - notizie) che progredisce del 2,37% sulla scia delle indicazioni di stampa che arrivano dalla Spagna, da cui si è apprende che il gruppo italiano e Acs (Amsterdam: SR6.AS - notizie) daranno vita ad una newco per il controllo congiunto di Abertis (Amsterdam: IF6.AS - notizie) .

Tenaris (Amsterdam: TS6.AS - notizie) guadagna lo 0,41% dopo che i dazi di Trump su acciaio e alluminio non saranno applicati al Messico e questo permetterà al gruppo italiano di continuare ad importare materie prime a basso costo dal Paese.

Sul fronte macro Usa oggi sarà diffuso il report sull'occupazione che in riferimento al mese di febbraio dovrebbe restituire un tasso di disoccupazione invariato al 4,1%, mentre il numero di nuovi occupati nel settore non agricolo dovrebbe calare da 200mila a 190mila unità.

Per le scorte all'ingrosso di gennaio si prevede una variazione positiva dello 0,7% dopo lo 0,4% di dicembre.
In agenda un discorso di Eric Rosengren, presidente della Fed di Boston, oltre al quale parlerà anche Charles Evans, a capo della Fed di Chicago.

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