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Brera (Kairos) su banche: Spin-off per NPL

Brera (Kairos) su banche: Spin-off per NPL

Il roadshow di Kairos Partenrs, nella tappa di Roma, ha visto i gestori esprimere le proprie idee di investimento e la view sui mercati. Guido Brera ha fatto una panoramica sui mercati partendo dal QE che, a suo giudizio, è stato necessario soprattutto per riallineare i tassi nella zona euro tra Germania e paesi periferici e non per arricchire i risparmiatori e stimolare la crescita. In un 2016 che vede “tutti contro tutti” sui mercati finanziari Brera ritiene che il Fondo Atlante sia un mezzo di futuri profitti per il sistema italiano visto il basso rapporto di 0,5 tra mezzi propri e capitalizzazione delle banche italiane quotate. Il pesante fardello dei NPL potrebbe essere affrontato seguendo la stessa strategia di Fiat (Hannover: FIA1.HA - notizie) che ha fatto lo spin-off tra auto (Fiat) industria (FI) e lusso (Race) per dare un valore di mercato separato per ogni comparto produttivo; perché non fare uno spin-off per ogni banca in merito ai NPL? Fare di tutta un’erba un fascio premia i peggiori e penalizza i migliori.

Il moderatore Cabrini, giornalista di Class Cnbc, ha focalizzato il tema sullo spinoso problema liquidità-tassi negativi: nel 2015 in Giappone c’è stato il boom di vendite di casseforti e contestualmente in Italia una crescita esponenziale degli acquisti di diamanti tramite le banche. I gestori coinvolti Gesualdi, Riggio, Trabattoni e Bove hanno espresso la propria view sui mercati partendo dal presupposto che l’indice di Sharpe, ossia il rapporto tra rendimento e rischio, oggi ha maggiori difficoltà a salire visto che i rendimenti risk free sono prossimi a zero e quindi è necessario rischiare di più per ottenere i medesimi rendimenti degli anni passati. Alessandro Fugnoli, Strategist di Kairos, ha chiuso i lavori sviluppando i seguenti ragionamenti:

  1. La recente ripresa è stata guidata da volumi bassi quindi i portafogli sono meno pesanti di rischio perché la liquidità relativa al sell-off di inizio anno non è stata ancora totalmente reinvestita.

  2. Dopo una fase di deflazione partita dalla metà degli anni 80 dovuta all’invecchiamento della popolazione, alla globalizzazione e allo sviluppo tecnologico degli anni 2000, alla recente ma prolungata crisi del 2008, alle recenti masse di migranti che abbasseranno probabilmente il livello salariale in Europa, si inizia oggi a vedere i primi focolai di reflazione dovuti a nuove politiche di protezionismo possibili (deglobalizzazione) e al pieno impiego in alcuni pesi (Usa e Germania) oppure con rialzo dei salari (Giappone).

  3. Il patto “diabolico” tra BCE (Toronto: BCE-PA.TO - notizie) e Stati ha portato il paradosso di avere i prezzi dei bond e dei titoli di stato sostenuti nel tempo per evitare eventuali shock e aumenti dei tassi di interesse; l’aumento però dell’inflazione, anche se minimo, porta ad una perdita del potere di acquisto per gli investitori in bond e titoli di stato che non vedono adeguarsi i tassi all’inflazione perché le banche centrali sosterranno il prezzo delle emissioni obbligazionarie.

  4. La Fed per attuare i futuri rialzi dei tassi, flessibili e non rigidi, guarderà prima alla Cina, ai mercati finanziari ed al cambio euro-dollaro che probabilmente rimarrà nel range 1,10-1,15.

  5. Valutare con attenzione investimenti in obbligazioni dei paesi emergenti e nell’oro che rappresenta rifugio dall’incertezza

Autore: Guido Gennaccari Per ulteriori notizie, analisi, interviste, visita il sito di Trend Online