Annuncio pubblicitario
Italia markets closed
  • FTSE MIB

    34.657,35
    +318,03 (+0,93%)
     
  • Dow Jones

    39.512,84
    +125,08 (+0,32%)
     
  • Nasdaq

    16.340,87
    -5,40 (-0,03%)
     
  • Nikkei 225

    38.229,11
    +155,13 (+0,41%)
     
  • Petrolio

    78,20
    -1,06 (-1,34%)
     
  • Bitcoin EUR

    56.481,21
    -1.871,67 (-3,21%)
     
  • CMC Crypto 200

    1.261,13
    -96,88 (-7,13%)
     
  • Oro

    2.366,90
    +26,60 (+1,14%)
     
  • EUR/USD

    1,0772
    -0,0012 (-0,11%)
     
  • S&P 500

    5.222,68
    +8,60 (+0,16%)
     
  • HANG SENG

    18.963,68
    +425,87 (+2,30%)
     
  • Euro Stoxx 50

    5.085,08
    +30,67 (+0,61%)
     
  • EUR/GBP

    0,8601
    -0,0007 (-0,08%)
     
  • EUR/CHF

    0,9760
    -0,0005 (-0,05%)
     
  • EUR/CAD

    1,4718
    -0,0026 (-0,17%)
     

Brexit: i giudici fermano la May. Sarà il parlamento a decidere

Mercati deboli a metà mattinata con un andamento che è stato influenzato dalla direzione protezionista che Donald Trump ha deciso di dare immediatamente salito alla Casa Bianca fermando il cammino degli Usa verso l’accordo di libero scambio con i paesi dell’Asia-Pacifico ed incontrando i leader delle grandi case automobilistiche al centro delle “minacce” di dazi doganali, spesso usate durante la campagna elettorale. Un taglio delle tasse imposte che dal 35% scenderebbe al 15-20% ad una sola condizione: restare in Usa e assumere statunitensi. Condizioni relativamente nebulose visto che non vengono dati, almeno alle cronache, particolari tecnici ulteriori.

Brexit: sarà il Parlamento a decidere

Restando in ambito internazionale, la Corte Suprema Inglese ha deliberato su chi spetti il diritto di invocare l’articolo 50 del Trattato di Lisbona, quello, in altre parole, che regola l’uscita di una nazione dall’Unione Europea. Ebbene secondo le toghe inglesi, il Governo di Theresa May non ha facoltà di dettare legge ma a farlo sarà il Parlamento di Sua Maestà come confermato da Lord David Neuberger, presidente della Corte, che ha sottolineato come il governo dovrà attendere un atto del parlamento prima di procedere in via ufficiale. Cosa significa questo? Che a decidere in maniera definitiva l’uscita di Londra dall’Unione sarà un gruppo di persone all’interno delle quali la percentuale di europeisti è maggiore rispetto a quella presente nel governo May. Quindi un altro punto interrogativo si apre all'orizzonte. Difficiel che il processo cambi strada, ma probabile che i tempi e l'iter si allunghino.

Il caso

ANNUNCIO PUBBLICITARIO

Il caso scoppia all’inizio di novembre quando Gina Miller,, donna d0’affari inglese, temendo le ripercussioni economiche sulla nazione, ha presentato ricorso contro la decisione del primo ministro May di invocare l’articolo 50 in maniera unilaterale ma deve attendere l’ok di Westminster, sede del Parlamento. E in questo caso l’ok non è del tutto scontato. Alla base della sentenza il fatto che il referendum vinto a sorpresa, il 23 giugno, dai separatisti, in realtà era consultivo e quindi dovrà essere sottoposto al via libera del Parlamento inglese.

L’atteggiamento autoritario della May andrebbe contro quanto stabilito dall’accordo firmato da Londra nel 1972, accordo con il quale il Regno Unito aderì alla comunità europea. La sentenza, in realtà, è la conferma di come, già dalle prime battute, la questione Brexit era particolarmente fumosa: immediatamente dopo l’esito del referendum, infatti, la scia di dimissioni che ne seguì, a cominciare dal primo ministro David Cameron che aveva promosso la consultazione, fino ad arrivare a Nigel Farage, colui che, più di tutti, aveva cavalcato l’nda del populismo con il duo movimento Ukip e che, paradossalmente, proprio nel momento in cui riuscì ad ottenere la tanto sospirata fuga dall’Europa, si dimise. Ma, altro paradosso, mantenendo la carica di parlamentare europeo.

Le parole di Theresa May

Non più tardi della settimana scorsa, il primo ministro Theresa May aveva illustrato al Parlamento le sue intenzioni per una Brexit netta che facesse uscire Londra anche dal mercato comune europeo, con quella che la stessa May ha definito una Global Britain, in grado di fare accordi separati con i membri Ue e che potrebbe presto accogliere tra i suoi più fidati sostenitori, il nuovo presidente Usa, Donald Trump. Il neopresidente Usa, infatti, andando in direzione diametralmente opposta al suo predecessore Barack Obama ha elogiato la scelta indipendentista, assicurando il suo sostegno commerciale.

La volontà della hard Brexit , però, nasce anche dal desiderio di indipendenza assoluta nel gestire il problema dei flussi migratori e di poter chiudere, aprire, controllare le frontiere a proprio piacimento. per i prossimi 25 anni, infatti, sarebbero previsti in arrivo in Inghilterra, 12 milioni di persone secondo i dati del Migration Watch.

Per ulteriori notizie, analisi, interviste, visita il sito di Trend Online