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La coppia GBP/USD tiene dopo aver raggiunto 1,38

L’inflazione britannica passerà inosservata perché l’attenzione degli investitori è puntata sui negoziati

By Arnaud Masset

Dopo aver segnato un nuovo massimo plurimensile lunedì, la sterlina britannica si è stabilizzata intorno a $1,3785. Dall’inizio dell’anno la sterlina britannica e la moneta unica si muovono fianco a fianco; ciò suggerisce che il mercato era più concentrato sulla situazione legata a Trump che sul divorzio fra l’UE e il Regno Unito. A nostro avviso, al momento si sottovalutano i rischi della Brexit e gli investitori sembrano aver dimenticato che l’UE ha il coltello dalla parte del manico e che sta assumendo una posizione più dura rispetto alle trattative sulla transizione.

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Stamattina saranno rese note le cifre sull’inflazione di dicembre. Non si prevedono grosse sorprese: il dato primario dovrebbe scendere al 3% a/a dal 3,1% di novembre. L’indice di fondo, che esclude gran parte delle componenti volatili, dovrebbe attestarsi al 2,6% a/a, in calo rispetto al 2,7. Nonostante il miglioramento delle prospettive d’inflazione, è improbabile che la BoE (Shenzhen: 000725.SZ - notizie) intervenga a breve, giacché si prevedono solo due o tre rialzi nei prossimi 36 mesi. Pertanto restiamo prudenti circa un ulteriore apprezzamento della GBP.

Un crollo del mercato obbligazionario USA è uno scenario realistico?

By Vincent-Fre?de?ric Mivelaz

Dall’ascesa del rendimento dei titoli del Tesoro USA della scorsa settimana (il titolo a due anni ha superato il 2%, massimo da 10 anni) e dall’entusiasmo del mercato che ne è derivato, oltre alla possibilità di un restringimento delle politiche monetarie delle banche centrali giapponese ed europea, sarebbe forse lecito chiedersi se ci aspettiamo un imminente crollo del mercato dei bond USA nei prossimi giorni! Gli ingredienti ci sarebbero tutti: un improvviso aumento del tasso sui bond governativi, l’ascesa continua dei mercati azionari (ipotesi: la propensione degli investitori ad assumersi altri rischi in cambio di rendimenti più elevati spinge chi investe in bond verso i mercati azionari), la tempistica del restringimento della politica potrebbe diventare imprevedibile.

Dal nostro punto di vista, le oscillazioni sul mercato dei bond di venerdì, 12 gennaio 2018, sono state fortemente condizionate dalla crescita dell’IPC di fondo negli USA (sopra le attese, all’1,80%), oltre che dai forti dati mensili sulle vendite al dettaglio (0,4%, in linea con le attese), che segnalano un restringimento della politica della Fed più rapido del previsto. Se osserviamo i rendimenti dei titoli USA a 10 e 2 anni, continuiamo a credere che, finché si aggireranno rispettivamente intorno al 3% e 2,5%, il mercato obbligazionario USA rimarrà stabile. Crediamo che le condizioni del mercato dei bond USA dovrebbero essere lette positivamente, poiché indicano che l’economia USA cresce a un ritmo dinamico. In ogni caso, ulteriori aumenti del tasso esporranno il governo USA a tassi d’interesse più elevati; non dimentichiamo che il governo USA ha un debito nazionale di 20 mila miliardi di USD, che rimarrebbe costoso in un’ottica di più lungo termine.

Autore: Swissquote Per ulteriori notizie, analisi, interviste, visita il sito di Trend Online