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Asintomatici, quanti sono adesso: cosa è cambiato

Coronavirus, nuova scoperta sugli asintomatici: cosa è cambiato (Photo by Ricardo Rubio/Europa Press via Getty Images)
Coronavirus, nuova scoperta sugli asintomatici: cosa è cambiato (Photo by Ricardo Rubio/Europa Press via Getty Images)

Durante il mese di agosto è salita al 51,5% la quota dei positivi al coronavirus asintomatici: questo, tuttavia, non significa che l'epidemia “sia cambiata o che sia meno pericolosa, ma che è migliorata la capacità del sistema di sorveglianza nell'individuare queste figure così sfuggenti e cruciali per la diffusione del contagio”. A dirlo è l'epidemiologa Stefania Salmaso, che nel 2009 al tempo della pandemia di influenza H1N1 era a capo del Centro Nazionale di Epidemiologia, Sorveglianza e Promozione della Salute dell'Istituto Superiore di Sanità (Iss).

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"Grazie alle attività di screening e di tracciamento dei contatti - ha detto Salmaso - ora vediamo l'epidemia da coronavirus con lenti nuove: all'inizio il sistema di sorveglianza intercettava in modo preferenziale i casi con sintomi e l'accertamento virologico era riservato a pazienti con sintomi severi concentrati in età più avanzate. Con la fine della fase acuta e il calo del numero dei casi, è migliorata la capacità di intercettare anche gli asintomatici che ora sono più del 50%, come documentato dall'Istituto Superiore di Sanità".

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Gli asintomatici, ha spiegato l'epidemiologa, "sono generalmente giovani e continuano ad avere un ruolo centrale nella diffusione del virus come nei mesi scorsi", ma qualcosa è cambiato.

"I dati dell'indagine nazionale di sieroprevalenza dicono che agli inizi dell'epidemia il fattore determinante per il contagio era la regione di residenza: era più a rischio chi viveva in zone ad alto numero di contagi, indipendentemente dall'età. Nella fase di transizione che stiamo vivendo ora, invece, a essere determinante non è più la geografia, ma il comportamento delle persone: a rischio sono soprattutto coloro che viaggiano all'estero e che poi hanno diversi contatti sociali, tipicamente giovani che poi innescano focolai locali che coinvolgono coetanei e familiari".

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Se questi casi non sono tempestivamente intercettati e neutralizzati, ha aggiunto Salmaso, il virus troverà nuovo terreno favorevole alla diffusione con la riapertura delle scuole e il problema si rifletterà anche sulle famiglie. L'isolamento dei genitori dei bimbi contagiati potrà influire sull'attività lavorativa e sulla capacità produttiva, mentre l'eventuale contatto con i nonni potrà aumentare ancora il rischio per le fasce più fragili. "Per questo bisogna mettere in atto tutte le misure di interruzione delle catene di contagio, incluso l'isolamento extradomiciliare, per ridurre il più possibile i contatti a rischio", ha concluso l'esperta.