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Crediti deteriorati delle banche, un futuro trasparente

Il principale problema delle banche italiane è l’enorme quantità di crediti inesigibili accumulati. Ben venga dunque il registro elettronico con i dati di tutte le procedure di recupero. I benefici potenziali sono tanti, se il regolamento di attuazione non porrà inutili barriere all’accesso.

Quanti sono i crediti deteriorati

Il principale problema delle banche italiane è l’enorme quantità di crediti inesigibili che hanno accumulato nel tempo. A causa di anni di crisi, gli istituti si sono trovati alle prese con imprese e famiglie in difficoltà e con garanzie su immobili che valgono oggi molto meno di quando furono stimati.

Il problema è particolarmente grave per le banche che avevano prassi di concessione del credito clientelari o semplicemente poco attente, ma anche quelle ben gestite si ritrovano con un quantitativo anomalo di crediti deteriorati, detti anche non-performing loans, o Npl.

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Gli Npl si dividono, grossomodo, in “inadempienze probabili” (per i quali è appunto probabile che il debitore non rispetti le scadenze) e “sofferenze” (per le quali il debitore è ormai in stato di insolvenza). Si tratta, rispettivamente, di circa 150 e 210 miliardi di euro al dicembre 2015: complessivamente, il 22 per cento del Pil italiano. Le banche hanno considerato di recuperare circa il 75 per cento dei primi e il 40 per cento dei secondi.

Tuttavia, il mercato degli operatori specializzati non crede a questi valori: oggi è difficile vendere le sofferenze a più del 25 per cento del loro valore nominale. Di (KSE: 003160.KS - notizie) conseguenza, se tutte le banche dovessero vendere le loro sofferenze, registrerebbero una perdita immediata del 15 per cento del loro valore (da 40 a 25 per cento): oltre 30 miliardi a livello di intero sistema. Un’enormità. È per questo che poche cedono i loro crediti deteriorati. E l’obbligo di farlo, imposto a Banca Mps (Amsterdam: BJ6.AS - notizie) dalla Bce (Toronto: BCE-PRA.TO - notizie) nel luglio scorso, causerà all’istituto senese (assieme a ulteriori accantonamenti) una perdita complessiva di circa 5 miliardi.

Per le banche che non intendono cedere i loro Npl, o non sono costrette a farlo, si prospetta dunque un futuro impegnativo: dedicare tempo e risorse a recuperarli, sperando che nel corso degli anni gli incassi confermino il valore per cui i crediti sono iscritti in bilancio e non quello, più basso, offerto dal mercato.

I vantaggi del registro elettronico

Un miglioramento anche minimo nell’efficienza delle procedure di recupero può portare benefici straordinari. Con 210 miliardi di sofferenze, se gli incassi migliorassero di soli 3 punti percentuali, si tratterebbe di oltre 6 miliardi a vantaggio del sistema.

Proprio per questo, il governo, con il decreto legge 59/2016, ha promosso l’istituzione di un registro elettronico delle procedure, nel quale saranno resi accessibili tutti i dati e i documenti rilevanti per comprendere tempi e possibilità di effettivo recupero del credito. Dietro una procedura esecutiva o un concordato preventivo, infatti, ci può essere sia nulla o quasi, sia un recupero integrale del credito: dipende da come la procedura viene condotta e da qual è l’effettivo valore dei beni del debitore.

Proprio la difficoltà di capire quale sia il vero valore dei crediti deteriorati crea un ostacolo al funzionamento del loro mercato: le banche conoscono i loro debitori, ma chi compra il credito sa poco o nulla, e nel dubbio lo paga poco.

Se ben attuato, il registro può produrre tre effetti positivi:

  1. i dati sull’efficienza delle procedure diverranno facilmente accessibili e sarà agevole, per le banche e per gli stessi operatori (giudici, avvocati, altri professionisti), capire se si sta facendo tutto quanto è possibile o no. Il registro faciliterà dunque l’emersione di benchmark;

chi è interessato a comprare crediti potrà accedere direttamente ai dati delle procedure di recupero e non dovrà più affidarsi alla documentazione (non di rado solo cartacea) messa a disposizione dalle banche. Ci saranno più concorrenza e informazioni, e dunque prezzi più alti; potrà entrare sul mercato una nuova categoria di operatori: quelli che raccolgono informazioni su una specifica impresa in crisi, al fine di facilitare l’acquisto dei crediti che altri vantano verso questa. Ciò consentirà all’acquirente di porsi come interlocutore nella ristrutturazione, al fine di sostenerla o di proporre soluzioni alternative se quelle già formulate non appaiano soddisfacenti; il tutto con beneficio dei creditori e del sistema economico.

Si tratta di un modello per certi aspetti presente già da tempo negli Stati Uniti e che l’Italia importerebbe per prima in Europa. Il registro comincerà a funzionare quando verrà approvato il regolamento di attuazione, speriamo presto. Avrà due sezioni: una ad accesso pubblico (che riporterà poche ed essenziali informazioni) e una ad accesso limitato alle categorie di soggetti indicati nel regolamento, portatori di un interesse qualificato.

Occorre fare presto e, soprattutto, non svilire l’innovazione mettendo inutili barriere all’accesso: una volta sottoscritti, da chi accede, adeguati impegni relativi al corretto uso dei dati, esiste un forte interesse pubblico alla valorizzazione dei crediti deteriorati, che impone di mantenere quanto più ampia possibile l’accessibilità ai relativi dati.

di Lorenzo Stanghellini

Autore: La Voce Per ulteriori notizie, analisi, interviste, visita il sito di Trend Online