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ESCLUSIVA - Banche venete, fondi hanno offerto di investire tre settimane fa

di Pamela Barbaglia

LONDRA (Reuters) - Un gruppo di quattro fondi d'investimento internazionali ha offerto una iniezione di capitali freschi per 1,6 miliardi in Pop Vicenza e Veneto Banca a fine maggio, senza ricevere però alcun riscontro dalle autorità italiane.

Lo dicono alcune fonti a conoscenza della situazione specificando che la proposta di salvtaggio è stata avanzata il 30 maggio dai fondi Sound Point Capital, Cerberus, Attestor e Varde con l'aiuto di Deutsche Bank come adviser finanziario.

Secondo le fonti, tuttavia, le offerte non hanno avuto un seguito formale da parte di Roma.

Il consorzio guidato dal fondo hedge Usa Sound Point Capital, che annovera tra i partner l'ex presidente di Goldman Sachs Stephen Friedman, ha offerto inizialmente una iniezione complessiva di 1,6 miliardi di euro di capitale.

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La proposta prevedeva la sottoscrizione riservata di circa 1,3 miliardi in bond tier1 e tier 2 di nuova emissione e altri 300 milioni in azioni, hanno spiegato le fonti.

La proposta è stata brevemente discussa con il Tesoro a inizio giugno ma i fondi non hanno mai ricevuto una risposta formale, hanno aggiunto le fonti.

La Banca d'Italia e Deutsche Bank non hanno commentato mentre il Tesoro, le banche venete e i quattro fondi non sono stati immediatamente disponibili per un commento.

Nell'ambito dell'operazione, i quattro fondi puntavano a prendere una quota del 15% nelle due banche e a controllare la governance. Le fonti aggiungono di avere lavorato a stretto contatto con l'AD di Popolare Vicenza Fabrizio Viola che avrebbe giocato un ruolo di primo piano se il piano fosse andato in porto.

Il Tesoro ha cercato per settimane di convincere altre banche a partecipare alla iniezione di capitale privato, come chiesto dalla Ue, per potere procedere all'aumento di capitale precauzionale per coprire lo shortfall di capitale da 6,4 miliardi.

Sfumata la strada dell'aumento di capitale precuazionale dal parte dello Stato si è perseguita la soluzione di una liquidazione ordinata che ha visto Intesa Sanpaolo proporsi come acquirente al prezzo simbolico di un euro delle due banche venete ripulite dagli asset deteriorati e più rischiosi che dovrebbero confluire in una bad bank finanziata dallo stato e dal burden sharing.