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Rialzo imminente dei tassi Fed: una nuova era in arrivo

I mercati guardano ormai all'annuncio della Fed sul rialzo dei tassi ormai imminente. Ma alla base non ci sarebbe solo un cambio dei numeri ma anche delle modalità di comunicazione soprattutto in ambito ufficiale. A sottolinearlo è Filippo Diodovich Market Strategist per IG.

Peugeot Citroen diventa il secondo costruttore del Vecchio Continente con l'acquisto di Opel: un rischio o un'opportunità in un mercato che molti vedono da tempo saturo? Quali prospettive per FCA?

Crediamo che la scelta del portoghese Carlos Tavares, amministratore del gruppo PSA, di puntare sul mercato del Vecchio Continente sia molto ponderata. Il CEO Tavares è quello riuscito a far ritornare agli utili un gruppo che nel 2013/2014 era in gravi difficoltà. L’acquisto di Opel permette alla casa automobilistica francese di avvicinarsi a Volkswagen (primo produttore europeo) e allontanare notevolmente gli altri competitor (Renault, Ford, BMW, FCA, Daimler) e, inoltre, i vantaggi delle sinergie potranno consentire al management di proseguire con le strategie di ottimizzazione dei costi e di forti investimenti in ricerca e sviluppo. Per FCA il principale obiettivo è quello di trovare un alleato in un settore che ha evidenziato una forte accelerazione nei processi di M&A e partnership (Nissan/Renault su Mitsubishi, Toyota/Suzuki). Se il CEO di General Motors, Mary Barra, continuerà a chiudere le porte a Marchionne, FCA dovrà cercarsi un nuovo partner. Nonostante le parole dell’amministratore del Lingotto abbiano aperto uno spiraglio su un possibile deal con Volkswagen difficilmente crediamo che l’accordo possa essere realizzato anche perché la casa tedesca dovrebbe già essere vicina a una partnership con l’indiana Tata Motors.

Nella partita a scacchi tra i vari top manager Marchionne al momento sembra quello rimasto con poche mosse ancora a disposizione. Valutiamo, tuttavia, che i marchi di FCA siano ancora molto appetibili e non escludiamo che l’accordo con GM possa finalmente essere realizzato. Crediamo che i “no” e le porte chiuse di Mary Barra possano essere una strategia per avere una posizione di vantaggio in un possibile accordo proprio con FCA.

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I mercati attendono le nuove politiche monetarie della Bce. Cosa potrebbe dire (e soprattutto cosa guarderà) Mario Draghi?

Ci sono molte attese per la BCE di giovedì. Non crediamo che ci possano essere sorprese nelle scelte del Consiglio Direttivo in materia di politica monetaria. Invece riteniamo che possa essere molto interessante seguire la conferenza stampa del governatore Mario Draghi. Nonostante non vi siano ancora forti pressioni da un punto di vista macroeconomico il numero uno dell'istituto di Francoforte potrebbe tuttavia già cambiare i toni delle proprie dichiarazioni sulla spinta dei falchi presenti nel Comitato monetario che insisteranno per una modifica della “stance” accomodante della BCE. I governatori del nord Europa (Germania in primis) spingeranno sul fatto che l’inflazione, nel mese di febbraio, è tornata sopra al 2% (anche se quella “core” è rimasta allo 0,9%) e sul fatto che molte banche centrali stanno cambiando politica monetaria (primo esempio la Federal Reserve). Draghi tuttavia confermerà, a nostro avviso, il prolungamento delle strategie monetarie accomodanti almeno per il momento.

E la Federal Reserve, sicuro il rialzo dei tassi già a marzo?

Da qualche settimana all’interno della FED il vento è cambiato. Molti dei membri più dovish del FOMC (Dudley, Williams, Fischer) hanno espresso opinioni in merito a un cambio di politica monetaria con un’accelerazione del processo di rialzo dei tassi d’interesse. La stessa Yellen ha affermato che è molto probabile un aumento del costo del denaro nel meeting di marzo e altri incrementi saranno possibili se l’economia statunitense confermerà le aspettative. I banchieri centrali della FED hanno così iniziato a cambiare il proprio linguaggio, un vero e proprio nuovo periodo di comunicazione. Siamo molto distanti dal linguaggio ermetico dello storico presidente della FED Alan Greenspan ma anche dalle espressioni del presidente della BCE Mario Draghi, molto restio a impegnarsi preventivamente a nuove strategie monetarie. La Yellen e gli altri banchieri centrali USA, invece, sembrano aver deciso di preparare le piazze finanziarie a un rialzo imminente.

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