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S&P taglia le stime: allarme per l’Italia e l’Europa

Ieri le parole di Janet Yellen, governatore della Banca Centrale Statunitense, avevano fatto intuire che le cose per l’economia mondiale non andavano ancora bene: troppi i rischi, troppe le potenziali ricadute del panorama esterno sull’economia che è ancora considerata la locomotiva mondiale. Oggi, a dare man forte ai suoi giudizi arriva il monito di S&P che tronca molte delle speranze (qualora ce ne fossero state9 sulle prospettive dell’Italia e dell’Europa di tornare a crescere. I numeri dell’agenzia di rating parlano di un 1,5% nel 2016 di crescita per il Vecchio Continente e di un 1,6% per il 2017. Numeri che non solo contrastano con le precedenti stime, rispettivamente dell’1,8% e dell’1,7% ma anche con la velocità con la quale sono stati cambiati: le precedenti proiezioni, infatti, erano state elaborate a novembre ovvero poco più di 5 mesi fa, sufficienti, a quanto pare, a tagliare il tasso di crescita di quest’anno dello 0,3%.

Cosa è successo nel frattempo?

Stando a quanto dichiarato nel report, il calo delle speranze è strettamente legato al fattore dei mercati emergenti i quali, con la domanda interna dell’Europa, avrebbero dovuto essere gli ingredienti di un mix vitale per la ripresa: venendo meno i primi, ovviamente, anche la sola domanda interna, di per sè fiacca, non potrà reggere quanto inizialmente preventivato a fine 2015.

Andando a guardare nella specificità dei singoli paesi non si può fare a meno di notare come permanga all’interno dell’Eurozona una situazione caratterizzata da notevoli discrepanze tra un paese e l’altro. Ecco allora che si scopre, guardando i numeri, che se per la Spagna si prevede uno scarto sul pil di solo lo 0,1% e cioè da +2,7% al +2,6% mentre per il 2017 si arriva a +2,3% contro un precedente 2,4%, la Germania è maggiormente penalizzata con un taglio di 0,4% ovvero un 1,6% per il 2016 contro il precedente 2% di novembre mentre per il prossimo anno le cifre sembrano essere meno drastiche e cioè 1,7% per il 2017 contro l’1,8%.

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Non cambia, invece l’andamento delle previsioni sull’inflazione, anzi, si accentua la negatività già nota: se prima infatti si guardava a un 1,1% quest’anno adesso ci si è ricalibrati verso un più modesto 0,4% e all'1,4% per il 2017 contro l’1,5%.

E per l’Italia?

Partendo dal fattore inflazione restano i numeri bassi con uno 0,2% per quest’anno (a novembre si parlava di 0,8%) e 1,2% per il 2017 il prossimo, stima in questo caso rimasta invariata. Sul fronte della crescita, invece i numeri registrano per il 2016 +1,1% derivato dal precedente 1,3% elaborato a novembre 2015 e 1,3% per il 2017 contro 1,4% di novembre. Il tutto su una disoccupazione che nel 2016 è inquadrata per quest’anno in Italia al 10,9% contro il precedente 11,8 di novembre mentre per il 2017 ci si aspetta il 10,2% (prec. 11,3%). Lo stesso trend per l’intera eurozona dove si dovrebbe registrare, secondo il report di S&P un tasso di disoccupazione al 10,2% per il 2016 (prec. del 10,6%) e del 9,7% per il 2017 rispetto al novembre 2017 quando la si stimava al 10,2%.

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