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Saipem si affida a Bain&Co per ristrutturazione

di Giancarlo Navach e Stephen Jewkes

MILANO (Reuters) - Taglio dei costi e razionalizzazione del portafoglio ordini per fare fronte a uno scenario nel settore petrolifero sempre più difficile.

Con questo obiettivo Saipem si è affidata all'adviser Bain & Company per disegnare la nuova struttura della oil service controllata al 43% da Eni, secondo quanto riferiscono a Reuters tre fonti a conoscenza del dossier.

Nome del piano: "Fit to sixty", ovvero, come adattare l'azienda a un prezzo del petrolio visto intorno ai 60 dollari al barile nei prossimi mesi.

Saipem e Bain non hanno commentato.

Il piano, che verosimilmente sarà discusso in occasione della semestrale il prossimo 28 luglio, servirà a rimettere in sesto la società ed è propedeutico alla riduzione della quota di Eni nel capitale di Saipem, secondo una delle fonti.

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Da tempo Eni accarezza l'ipotesi di scendere sotto il 30% di Saipem per poterne deconsolidare l'ingente debito che a fine marzo ammontava a 5,2 miliardi. Ma il drastico calo del prezzo del titolo in Borsa ha rallentato questa prospettiva.

Una delle ipotesi di cui si discute è quella di ricorrere a un aumento di capitale.

"Prima di chiedere soldi al mercato occorre una revisione geografica del business e dei costi", osserva un'altra fonte.

Mediobanca Securities stima in 3-3,5 miliardi l'eventuale richiesta di capitale fresco.

Secondo alcune ipotesi di stampa, la ricapitalizzazione potrebbe aprire la strada all'ingresso in Saipem del Fondo strategico italiano (Cdp) o dei fondi sovrani del Medioriente.

Da fine aprile Stefano Cao è tornato a guidare Saipem come amministratore delegato dopo quindici anni di assenza su indicazione del numero uno di Eni, Claudio Descalzi, per imprimere una svolta all'azienda.

Il forte ribasso del prezzo del petrolio ha spinto le major mondiali a tagliare gli investimenti con ricadute a cascata sulle oil service come Saipem. Ultima tegola, lo stop al progetto South Stream-Turkish Stream con i russi di Gazprom che valeva 2,4 miliardi di euro.

Saipem ha perso più di due terzi del suo valore negli ultimi due anni, penalizzata dall'inchiesta su presunte tangenti in Algeria, da due allarmi profitti e dal progressivo peggioramento delle prospettive del business.

All'inizio di luglio la rivale francese di Saipem Technip ha annunciato un piano di taglio dei costi e riduzione di 6.000 posti di lavoro.

"Dopo il piano di taglio dei costi presentato da Technip nelle scorse settimane, riteniamo realistico aspettarsi mosse simili anche da Saipem", sottolinea Intermonte.

"Saipem è al momento molto grande e le prospettive stanno peggiorando, i costi bisogna ridurli", dice un'altra fonte.

Ancora non è chiaro che tipo di misure saranno prese, "anche se non ci dovrebbero essere impatti sul fronte dei dipendenti in Italia", rileva una terza. I sindacati, interpellati da Reuters, dicono di non avere alcun sentore né sono stati informati di possibili riduzioni del personale.

"Non mi risulta", ha tagliato corto Emilio Miceli, segretario generale Filctem-Cgil.