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Scandalo rimborsi Lega Nord, dal tv color alla "paghetta" di Calderoli

Una nuova bufera giudiziaria si è abbattuta sulla Lega Nord. E' quanto rivelato dal quotidiano Repubblica nei giorni scorsi, rendendo nota l'inchiesta - curata dal sostituto procuratore Roberto Felici - su persunte irregolarità nella gestione delle risorse pubbliche da parte del Carroccio. Assegni, stipendi, bonifici bancari con molti zero, ma anche affitti e spese extra pagati con i fondi del Senato, destinati ai gruppi parlamentari. Per un totale di oltre 15 milioni di euro, soltanto nell'ultima legislatura.

Nell'occhio del ciclone, i nomi importanti del partito. A cominciare dall'ex ministro Roberto Calderoli, indagato per aver intascato, dal dicembre 2011 ad oggi, uno stipendio extra di 2 mila euro mensili, in contanti. O l'affitto pagato - 1250 euro più la copertura della carta di credito - al capogruppo Federico Bricolo e ai suoi fedelissimi Lorenzo Bodega e Sandro Mazzatorta. Nomi e numeri rivelati da Manuela Maria Privitera, segretaria di Piergiorgio Stiffoni, ex tesoriere del gruppo. Un resoconto completo e dettagliato su un giro di denaro poco chiaro che per anni ha animato le casse del partito.

Affitti, "paghette", ma non solo. La Privitera, che sta collaborando attivamente con la giustizia, parla - in un'intervista a Repubblica - anche di spese piuttosto frivole. Come lavatrici e televisori, regalati nel 2011 da Bricolo ai suoi senatori tramite un buono da spendere da Media World. Lo dichiara l'ex segretaria, parlando di "quattro buoni da 500 euro tramite una carta Media World. Per evitare di far trapelare che la Lega, in un periodo di crisi, regalava ai propri parlamentari elettrodomestici per duemila euro". Più una serie di rimborsi che dal 2011 in poi sono stati consegnati rigorosamente cash, senza più passare dalla segreteria milanese di via Bellerio. "Bricolo - continua Privitera -  tratteneva per sé 2.028 euro, Bodega 778, Mazzatorta 638. Ogni mese. Caduto il governo Berlusconi, il capogruppo mi ha ordinato di assegnare 2 mila euro al mese anche a Calderoli. A carico del gruppo è poi passato anche il suo contratto telefonico con la Tim".

Si difendono gli indagati, accusando la stampa e la Procura e affermando che ogni movimentazione di denaro è stata fatta alla luce del sole. A parlare, per primo, è lo stesso Calderoli, "amareggiato" da tutta la vicenda, dichiarando inoltre che " tutto ciò che ho ricevuto dal gruppo è stato speso per acquistare del materiale elettronico per il gruppo stesso. Tutto regolarmente pagato, fatturato e restituito con bonifico bancario. Non si tratta di un rimborso, ma di restituzione di soldi miei''.
Nonostante l'inchiesta sia alle battute iniziali, numerose sono già le accuse, le polemiche e le ritorsioni, ma gli inquirenti non demordono e il materiale finora in loro possesso nella fase di riscontro sembra garantire una chiusura delle indagini in tempi rapidi.