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E se fossero banche centrali e politica a bloccare la ripresa?

Paura all'inizio dell'estate: quella Brexit aveva colto tutti di sorpresa ma grazie (anche) al sangue freddo tipicamente inglese e alle strategie immediate adottate dalla Bank of England di taglio dei tassi dello 0,25%, piano di finanziamento a termine, acquisti di Gilt per 60 miliardi di sterline e piano di acquisto di obbligazioni corporate per 10 miliardi di sterline in 18 mesi, la tempesta temuta è stata per lo meno rinviata.

La view di AXA Investment Managers

A ricordarlo sono gli analisti di AXA Investment Managers i quali nella loro investment strategy sottolineano come quasi paradossalmente, invece del crollo dei mercati si è vista un'estate tranquilla con azioni che hanno toccato nuovi massimi e i rendimenti obbligazionari in calo sulla scia di prospettive accomodanti per quanto riguarda le banche centrali, a livello mondiale.

Tutto a posto allora?

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Non proprio: in raltà le modalità del divorzio di Londra sono ancora oscure e, come ricordano nel report AXA (Parigi: FR0000120628 - notizie) , il Primo Ministro May non ha fornito molti dettagli sugli sviluppi dei negoziati, il che fa pensare che potrebbe esserci una crescita sotto tono nel secondo semestre del 2016 dopo un secondo trimestre più brillante del previsto. Resta però l'ottimismo per il 2016 con stime che superano di poco le attese: da AXA, infatti, si pensa a una chiusura d'anno che registri un +1,8% su consensus a 1,6% mentre il crollo si avrà nel 2015 con una crescita stagnante dello 0,4% (consensus 0,8%). Resta aperto anche il fronte italiano con le banche: il piano di sostegno viene definito ben congegnato, il che ha raffreddato i timori sul sistema bancario in generale anche se non ha certo rassicurato sulle possibili perdite ancora presenti tra le opzioni.

L'Eurozona e le banche centrali


Guardano all'Eurozona la crescita è rimasta abbastanza stabile dal 2014, con un Pil che nel terzo trimestre rallenterà, ma che tornerà ad espandersi dell’1,5% per il 2016 secondo previsioni di AXA che vanno oltre il consensus dell'1,5%.

Per quanto riguarda le banche centrali, invece, quella europea ha deluso le aspettative dei mercati che prevedevano nuovi stimoli monetari a settembre rinviandoli a dicembre; inoltre la BCE (Toronto: BCE.TO - notizie) ha rivisto al ribasso le proiezioni del PIL anche in virtù del peso “Brexit”. Mentre l’inflazione potrebbe restare al di sotto del target nell’orizzonte stimato, da AXA si guarda a un prolungamento del QE, ipotesi confermata anche dalla creazione di un comitato che dovrà studiare come modificare l’applicazione del QE. Il problema, come sottolinea il report, sarebbe però l’estensione: minima e limitata ai parametri tecnici per consentire gli acquisti di titoli solo poco dopo la scadenza prevista per il marzo 2017.

Le previsioni

Conseguenza: l’impatto sui mercati dovrebbe essere limitato. Intanto la Bank of Japan ha introdotto il “controllo della curva dei rendimenti” con il duplice scopo di rispondere alle preoccupazioni del settore finanziario limitando l’appiattimento della curva, e rendere il piano di QQE piu? sostenibile nel tempo. Una strategia che sia i mercati che AXA giudicano come un passo indietro. Intanto la Federal Reserve ha rimandato come previsto, tutto a dicembre (AXA prevede un aumento di 25 punti base nell'ultima riunione del 2016) pur rimanendo piu? ottimista sulla crescita e sull’occupazione nel breve termine. Il pessimismo, invece, arriva sul lungo periodo sul quale, come riporta l'analisi, sono state riviste al ribasso le stime del tasso di crescita a lungo termine (dal 2,0% all’1,8%) e del tasso di target previsto a lungo termine al 2,8-3% (dal 3,0-3,3%).

In ultima analisi da AXA (EUREX: 486352.EX - notizie) davanti a uno scenario che vede una generale delusione sulle strategie delle banche centrali e una paura diffusa circa i vari test politici cui il Vecchio Continente va incontro proprio nel momento in cui anche gli Usa si trovano ad affrontare la più incerta delle elezioni degli ultimi tempi, gli esperti preferiscono sottopesare la loro esposizione sulle azioni e preferiscono una view neutrale sui tassi. Più ottimismo sul credito dove gli esperti restano positivi credito, grazie alla caccia globale al rendimento e ai fattori tecnici molto positivi nel Vecchio OCntinente fatta salva l'ondata generale di volatilità.

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