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Un tesoretto da 900 milioni per le bollette. Draghi prova a chiudere la manovra con i partiti

Mario Draghi (Photo: Mauro Scrobogna via LaPresse)
Mario Draghi (Photo: Mauro Scrobogna via LaPresse)

La destinazione più accreditata al momento a palazzo Chigi è un nuovo intervento contro il caro bollette, ma la decisione definitiva sarà presa solo al termine delle consultazioni con i partiti di maggioranza sulla legge di bilancio. Il fattore temporale è secondario, quel che conta è che ci sono i soldi. Nuovi soldi, 800-900 milioni, che arriveranno dalla riforma fiscale. Soprattutto risorse aggiuntive per provare ad accontentare, seppure in piccolissima parte, le richieste dei partiti e blindare il passaggio parlamentare della manovra. Le liste dei desiderata presentate dalle delegazioni di Lega, Forza Italia e Pd al premier e al ministro dell’Economia Daniele Franco a palazzo Chigi sono lunghissime e soprattutto diverse, ma su alcuni punti, non solo sulle bollette, si può trovare una mediazione. Se maturerà dipenderà dai partiti, dalla capacità o meno di rinunciare alle bandierine e convergere su alcuni micro-interventi. E all’inverso per il Governo provarci è una strada obbligata se vuole evitare di falcidiare la manovra con incidenti in Parlamento.

Un principio, però, resta ineludibile per Draghi: nessun stravolgimento all’impianto della manovra. Il perimetro, inizialmente ristretto a una dote di 600 milioni per le modifiche in Parlamento, si amplia e tira dentro altri 800-900 milioni, ma il totale di 1,5 miliardi non deve trarre in inganno. Basta leggere la maggior parte degli emendamenti presentati dai partiti di maggioranza al Senato: quasi tutti costano tantissimo. E comunque un accordo significa che tutti dovranno rinunciare a quasi tutto per far avanzare qualcosina.

La girandola delle consultazioni entra nel vivo con l’arrivo della delegazione della Lega guidata da Giancarlo Giorgetti. È durante questo incontro che Franco scopre il tesoretto. Il taglio dell’Irpef e dell’Irap costerà il prossimo anno un po’ meno di 8 miliardi per via del meccanismo del saldo-acconto: i risparmi sono in fase di conteggio al Tesoro e pronti a essere utilizzati. Gli 800-900 milioni trovati non sono i 3 miliardi chiesti dal Carroccio, ma avviano la mediazione con i partiti. Anche Forza Italia, ricevuta dopo la Lega, chiede un intervento sulle bollette e poco prima della riunione con il Pd è il segretario dei dem Enrico Letta a dire che “la preoccupazione principale che abbiamo è il caro delle bollette elettriche”.

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Il fronte è compatto, anche i 5 stelle sono d’accordo, ed è Draghi a metterci il cappello quando all’assemblea di Confartigianato, poco prima dell’incontro con i partiti, dice che il Governo è pronto a intervenire ancora “con particolare attenzione per le fasce più deboli”. Sono parole che guardano anche a quel ceto basso su cui i sindacati chiedono attenzione vista come è andata a finire la partita sulle tasse che ha privilegiato il ceto medio. E non è un caso se il Pd chiede e ottiene dal premier la volontà di proseguire il confronto con Cgil, Cisl e Uil dopo l’incontro catastrofico di lunedì al Tesoro con Franco. Anche loro saranno coinvolti nella scelta della destinazione del nuovo tesoretto, quantomeno consultati.

Non è detto che la dote aggiuntiva alla fine sarà riversata interamente sui rincari energetici. È tutto tranne che una questione esclusivamente contabile. Entra direttamente nella discussione nervosa che sta animando i rapporti tra palazzo Chigi e il ministero dell’Economia da una parte e i partiti dall’altra. Non ci sono solo i 6.290 emendamenti presentati in Senato, il fastidio di Forza Italia per lo stop del Tesoro alle modifiche al decreto fiscale, il metodo di Franco con i sindacati che non è andato giù al Pd, le proposte costose della Lega. C’è anche un confronto da sostanziare su spese che sono sì piccole, ma che sono comunque spese.

Quando Draghi e Franco spiegano a Giorgetti, accompagnato dai due capigruppo Riccardo Molinari e Massimiliano Romeo, che ci sono 900 milioni, le cose sembrano fatte. La Lega chiede che siano utilizzati tutti per le bollette, provando così a salvare almeno una parte di una battaglia che si vuole molto più sostanziosa, ma il premier e il ministro non si scompongono. E questo perché, spiegano le stesse fonti, la possibilità di indicare una destinazione del tesoretto sarà data anche agli altri partiti. Se tutti, come è probabile, convergeranno sulla necessità di dare un segnale sulle bollette allora i risparmi saranno utilizzati per questo scopo. Altrimenti - è la seconda opzione - una parte sarà destinata anche ad altre misure. Qui rientrano le possibili modifiche al superbonus, con l’abolizione del tetto Isee a 25mila euro per le villette, seppure con alcuni paletti, ma anche gli interventi sulle cartelle fiscali, dato che la mini-proroga della rottamazione ter e del saldo e stralcio al 14 dicembre ha scontentato quasi tutti. Possibile anche una nuova sospensione delle tasse per i tavoli esterni di bar e ristoranti.

Al netto delle eventuali divergenze tra i partiti, quello che il Governo ha messo in conto al momento è di inserire il tesoretto nella manovra. Il perché dell’atteggiamento laico nei confronti della destinazione, con una preferenza comunque per le bollette, è spiegato dal fatto che sono stati già stanziati 1,2 miliardi a giugno e oltre 3 miliardi a settembre. Nella legge di bilancio ci sono già altri due miliardi e questo stanziamento - è il ragionamento dell’esecutivo - permetterà di contenere l’importo delle bollette fino a marzo. In primavera la componente del gas andrà diminuendo, le previsioni sul costo dell’energia non sono così drammatiche. Insomma un nuovo intervento, appunto da 800-900 milioni, potrebbe bastare, almeno in base alle valutazioni che si possono fare oggi.

Il tesoretto diventa il termometro del tentativo di Draghi di blindare la manovra e allo stesso tempo lo strumento per provare a far rientrare i malumori della maggioranza. Ma allo stesso tempo i nuovi soldi a disposizione aumentano le complicazioni se alla fine ci si ritroverà in disaccordo. Su come spendere gli 8 miliardi per le tasse si è arrivati a un’intesa con i partiti, ma non con i sindacati. La discussione sulla delega fiscale, con Forza Italia allineata in più di un’occasione con Fratelli d’Italia, ha dato prova di una difficoltà che potrebbe addirittura amplificarsi quando il passaggio parlamentare della legge di bilancio entrerà nel vivo. A maggior ragione che anche l’altro tesoretto, quello da 600 milioni della manovra, resterà tale. L’ha spiegato sempre Franco alla delegazione leghista quando alla lista delle richieste si sono aggiunte anche l’estensione della flat tax fino a 100mila euro, la proroga degli incentivi green per le auto, incluso il diesel ecologico, ancora soldi per i disabili. Il perimetro resta lo stesso: 600 milioni sono stati previsti dal Governo come dote al Parlamento e 600 milioni resteranno. Al massimo qualche ritocco. Da domani, però, bisognerà capire se questo metodo basterà per mettere il lucchetto alla legge di bilancio.

Questo articolo è originariamente apparso su L'HuffPost ed è stato aggiornato.