Tier 2 star al Mot. Ed ecco il piano di ristrutturazione Abengoa
Scambi prevalenti per i subordinati Tier 2 delle banche italiane, titoli che non solo garantiscono rendimenti ancora accettabili (grazie al fatto di non essere oggetti di acquisti da parte della Bce (Toronto: BCE-PA.TO - notizie) ) ma che si caratterizzano soprattutto per una certa volatilità dei trend. L’ha dimostrato la giornata di ieri, in cui a Borsa Italiana bond di tale tipo hanno messo in riga i concorrenti, sebbene in un contesto sempre di scarsi volumi, mentre su Tlx è stato il Venezuela a guidare la classifica dei leader in termini di transazioni. Certamente più interessanti però i Tier 2, che d’altra parte vestono da tempo la maglia rosa sul mercato regolamentato italiano.
Il parzialmente nuovo Mediobanca Opera Tf 3,75% Gn26 Sub Tier2 Eur (Isin IT0005188351), a lotto 1.000, sta cercando un punto di stabilizzazione e il fatto che sia prossimo toccare dall’alto la media mobile a 20 sedute dimostra che l’attuale quotazione sui 101,6/101,7 potrebbe costituire un livello di posizionamento per le prossime settimane. Gli scambi sono significativi, lo “spread” denaro/lettera più che contenuto, ma eventuali scossoni dei mercati sarebbero capaci di riportare il titolo sotto quota 100 e perfino sotto quota 99. Ora però va tenuto a riferimento l’attuale prezzo, su cui non si dovrebbero registrare forti reazioni né rialziste né ribassiste di breve periodo.
Molto più volatile il “collega” Intesasanpaolo Tf 3,928% St26 Sub Tier2 Eur (Isin XS1109765005), appartenente però alla categoria ad alto lotto (100.000 euro). Peccato davvero per gli investitori “retail”, perché sta registrando frequenti violente correzione e successivi recuperi, con livelli di entrata identificabili sui 99 e di uscita sui 103,5, sebbene al momento la quotazione si riavvicini a 105, dopo un rialzo fino a 106. Gli scambi sono inevitabilmente più modesti rispetto al Mediobanca (Milano: MB.MI - notizie) , con inesorabili impatti sullo “spread”, talvolta piuttosto largo.
Un confronto diretto con un altro T2, questa volta di Unicredit (EUREX: DE000A163206.EX - notizie) , purtroppo pure a taglio 100.000 euro, il Tf 4,375% Ge27 Sub Tier 2 Call Eur (Isin XS1426039696) è piuttosto impietoso e conferma le maggiori incertezze del mercato per questo emittente, vista la complessa fase in corso di cessione di asset. L’Unicredit quota infatti sotto 100 (ieri a 99,85), con scambi modestissimi sul Mot. In questo caso l’interesse sta su un eventuale ritorno verso i 95, che potrebbe realizzarsi in presenza di ulteriore debolezza dell’azione. Meglio allora un altro T2 di Unicredit, però a tasso variabile e quotato su Tlx. Si tratta dell’Ucg Tv Call Sub 03mg25, indicizzato Euribor + 2,75% (Isin IT0005087116), a lotto 10.000, che si muove sui 96,3/96,4, decisamente sotto i massimi dell’anno a 102,3. La cedola attuale è del 2,453%, nettamente inferiore rispetto alla fissa 4,375% del precedente titolo. Il rendimento lordo a scadenza si attesta però – nel caso del variabile – al 2,97% rispetto al 4,38% dell’altro, ma è evidente che la sostanziale differenza di tagli gioca a favore del 2025, fra l’altro assai più liquido.
Ecco cosa propone Abengoa (Londra: 0NUI.L - notizie) ai “bondholder”
Si definisce in maniera abbastanza precisa il disegno di ristrutturazione dei bond della società spagnola Abengoa, attiva nei settori dell’energia, delle telecomunicazioni e dei trasporti, da mesi coinvolta in complesse procedure concorsuali. E’ stato infatti finalmente annunciato il piano proposto ai “bondholder”. Fatta salva l’emissione di nuove obbligazioni, per reperire i fondi necessari, l’operazione prevede due alternative:
una riduzione del valore nominale del 97% per le sei emissioni sul mercato (dalla 2016, già scaduta e non rimborsata, alla 2021), con la restante parte del 3% estesa come durata di dieci anni;
la conversione del 70% del debito in due “tranche”: per il 40% in capitale azionario e per il restante 30% in bond senior e junior con scadenze a 5,5 anni e a 6 anni, eventualmente allungabili per altri 14 mesi. Marginali i tassi previsti (1,5%, di cui lo 0,25% cash e il restante 1,25% secondo la formula tipica PIYC - “Pay If You Can”).
Spetterà ai creditori scegliere l’opzione, ma è evidente che la seconda appare più conveniente, soprattutto per chi abbia obbligazioni in carico a prezzi bassi. Entro ottobre sarà data ai “bondholder” la possibilità di decidere l’approvazione del piano, che dovrà ottenere almeno il 75% dei voti disponibili. La vicenda è ora più chiara ma non definitivamente chiusa. Anzi, tutt’altro!
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