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Un Triceratopo in salotto

(Photo: Getty Images)
(Photo: Getty Images)

Dimenticate i vecchi soprammobili: la nuova mania, tra i “ricconi”, è quella di comprare un dinosauro e di metterlo in salotto. A fine ottobre, a Parigi, va all’asta lo scheletro del più grande Triceratopo mai scoperto per una cifra che si aggira tra 1,5 e 1,8 milioni di euro. Le misure? Non proprio adatte ad un soggiorno qualsiasi: il dinosauro, che si stima abbia passeggiato sul suolo americano dell’attuale South Dakota oltre 66 milioni di anni fa, misura 8 metri di lunghezza per 2 di larghezza e 700 chili di peso. Alexandre Giquello, responsabile della vendita per la casa d’aste Drout, stima che ci siano almeno dieci potenziali acquirenti per questo “pezzo” rarissimo. E non è la prima volta che la filiera del lusso o comunque personaggi abbienti volgono lo sguardo a questi maestosi animali: a ottobre dello scorso anno un T-Rex di nome Stan, vecchio di 67 milioni di anni, è stato venduto per 31,8 milioni di dollari, la cifra più alta mai raggiunta per un fossile. Ma perché i dinosauri continuano ad esercitare un enorme fascino tra grandi e piccini? Superata la fase delle figurine, dei giocattoli e dei videogiochi, c’è chi continua a rimanere ammaliato da questo mondo ormai estinto, tanto da spendere fior di quattrini pur di assicurarsi un “trofeo” risalente a milioni di anni fa.

I dinosauri non sono mai passati di moda. Ce li ritroviamo nelle pubblicità, stampati sui diari e sugli zaini di scuola, nei film, nei libri per bambini e ora anche nelle gallerie dei collezionisti privati. Ci affascinano come le stelle, come un universo lontano che non possiamo toccare, ma solo immaginare. E che ci fa anche un po’ paura. Scrive Boria Sax, autore americano del libro “Dinomania: Why We Love, Fear and Are Utterly Enchanted by Dinosaurs” (“Dinomania. Perché amiamo, temiamo e siamo incantati dai dinosauri”), che a legarci ai dinosauri è un cordone ombelicale ancestrale, un filo che ancora non si spezza, nonostante i primi esemplari siano apparsi sulla Terra circa 230 milioni di anni fa, e abbiano dominato le terre emerse per circa 165 milioni di anni. “I dinosauri ci ispirano a immaginare nuovi mondi e a esplorare nuove possibilità […] sono una parte essenziale del modo in cui costruiamo la nostra identità come esseri umani. Fra tutti gli animali prodotti dall’evoluzione, essi sono i soli che forse forniscono il parallelo più vicino alla razza umana. Potremmo perfino dire che ‘l’umanità è un dinosauro’, con tutte le paure, le doti e le ambiguità che questo comporta […] Senza di essi potremmo non essere completamente umani, ma senza di noi loro sarebbero ancora dinosauri?”.

A Tyrannosaurus rex (T-Rex) skeleton, named STAN is on display during a press preview at Christie's Rockefeller Center on September 15, 2020 in New York City. - The skeleton of a 40-foot (12-meter) dinosaur nicknamed
A Tyrannosaurus rex (T-Rex) skeleton, named STAN is on display during a press preview at Christie's Rockefeller Center on September 15, 2020 in New York City. - The skeleton of a 40-foot (12-meter) dinosaur nicknamed

Rappresentano un mondo perduto, ma sono anche simbolo di potere e di grandezza. Non stupisce, dunque, la corsa ad accaparrarsi reperti introvabili. Ad essere interessati non sono soltanto i musei, ma anche grandi investitori, per la maggior parte arabi e russi. Gli scienziati sono preoccupati: da una parte, c’è il rischio di dover sfidare collezionisti privati con grandi disponibilità economiche e di perdere informazioni preziosissime per il patrimonio pubblico e per la ricerca. Dall’altra, l’interesse da parte di chi usa questi scheletri come oggetti di lusso ha la conseguenza di far lievitare (a volte a dismisura) i prezzi dei fossili che finiscono sul mercato. “Ad ogni asta vediamo arrivare nuovi profili. Abbiamo dai proprietari di locali insoliti che vogliono investire per attirare clienti fino agli appassionati di scienza e paleontologia. Spesso piuttosto giovani, della generazione di Jurassic Park”, ha affermato Giquello alla radio FranceInter.

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Nulla di illegale, comunque. Chi preferisce avere in casa le ossa di un T-Rex o di un Triceratopo, a meno che non si rivolga al mercato nero, non compie alcuna infrazione. Funziona esattamente come i quadri, spiega Giquello. “Abbiamo delle regole: commercializziamo solo specie molto conosciute e già studiate, mai quelle appena scoperte. Inoltre, i musei non hanno i mezzi per finanziare questo genere di pezzi. Nulla vieta loro di rivolgersi a dei mecenati, accade lo stesso con i quadri. Noi facciamo solo il nostro lavoro di venditori: alzare i prezzi il più possibile”. Tutto - sottolinea - andrebbe fatto con la massima trasparenza e tracciabilità, in modo che scienza e mercato possano allearsi e che i collezionisti, prestando i propri pezzi eccezionali alle istituzioni, lascino sempre la porta aperta allo studio dei ricercatori.

Sebbene l’interesse per i fossili sia già consolidato nei mercati di Stati Uniti e Francia, in Italia è giovane. A marzo 2021 per la prima volta nel Bel Paese è stato venduto all’asta un dinosauro. Offerto dalla casa d’aste genovese Cambi, è stato acquistato a 300.000 euro diritti inclusi (la stima era di 240-260.000 euro) da un collezionista olandese, già proprietario di un’importante collezione di storia naturale, per la sua abitazione privata. L’esemplare è un Othnielosaurus, risalente al Giurassico superiore, circa 155-148 milioni di anni fa. C’è chi, per assicurarsi un pezzo unico di storia naturale sarebbe disposto a fare follie e la vendita lo ha confermato. I reperti sempre più spesso vengono inseriti in collezioni d’arte antica, moderna e contemporanea, in un dialogo tra artefatti dell’uomo e della natura.

Skeletons of Iguanodon, dinosaurs of the late Cretaceous, reconstructed in a museum in Brussels, Belgium, engraving from a drawing by H Cassier, from L'Illustrazione Italiana, year 19, no 3, January 17, 1892. (Photo: DEA via De Agostini via Getty Images)
Skeletons of Iguanodon, dinosaurs of the late Cretaceous, reconstructed in a museum in Brussels, Belgium, engraving from a drawing by H Cassier, from L'Illustrazione Italiana, year 19, no 3, January 17, 1892. (Photo: DEA via De Agostini via Getty Images)

Perché i dinosauri sono in grado, ancora, dopo milioni di anni, di farci innamorare? L’uomo li ha sempre trovati affascinanti. Da quando li chiamava “draghi” non sapendo cosa fossero, fino al loro ingresso nel novero delle scoperte scientifiche a partire dalla fine del XVIII secolo, passando per il primo battesimo ufficiale: la denominazione di Megalosaurus, data da William Buckland nel 1824 a un predatore imparentato con il Tyrannosaurus Rex e quella di Iguanodon, il gigantesco erbivoro così denominato da Gideon Mantell due anni dopo. Tra ritrovamenti e trasfigurazioni romantiche, i dinosauri popolarono l’immaginario collettivo del XIX secolo per lo più nelle forme del T-Rex e dell’enorme esemplare dal collo lungo. Nel 1842 uno scienziato dell’epoca, Richard Owen, coniò il termine dinosauro. Nel 1854 all’esposizione universale al Crystal Palace nel centro di Londra furono messe in mostra delle loro sculture. Una forma embrionale di parco a tema (come saranno poi quelli costruiti sulla scia di Jurassic Park) e un passo importante per il loro “riconoscimento” mondiale. Nel frattempo negli Stati Uniti, mentre venivano compiuti monumentali ritrovamenti, venne inaugurato il nuovo museo di paleontologia nel Central Park, dedicato agli animali preistorici americani.

Negli anni successivi la fama dei dinosauri è legata soprattutto al cinema, che ha saputo dar voce a quel sentimento di timore provato nei confronti di questi animali e che ha saputo riportarli in vita come animali intelligenti, facendoceli in qualche modo “toccare con mano”. Impossibile non menzionare, dietro la cosiddetta “dinomania”, il ruolo avuto dal film “Jurassic Park”. Diretto nel 1993 da Steven Spielberg e basato sull’omonimo romanzo scritto da Michael Crichton, Jurassic Park è il capostipite di una saga, che comprende altri cinque sequel: Il mondo perduto - Jurassic Park (1997), Jurassic Park III (2001), Jurassic World (2015), Jurassic World - Il regno distrutto (2018) e Jurassic World - Dominion (2022). L’arco temporale che ricopre è vastissimo: per anni ha affascinato piccoli e grandi con i suoi effetti speciali, facendo seguire, ad ogni nuova uscita, tutta una serie di prodotti che continuavano ad appassionare il pubblico, tra cui figurine, giocattoli, libri, videogiochi, e portando all’inaugurazione di numerosi parchi a tema.

A tyrannosaurus rex terrorizes people trapped in a car in a scene from the 1993 American film Jurassic Park directed by Steven Spielberg. The sci-fi adventure stars Sam Neill, Laura Dern, and Jeff Goldblum. The film is an adaptation of Michael Crichton's novel of the same name. (Photo by Murray Close/Sygma/Sygma via Getty Images) (Photo: Murray Close via Sygma via Getty Images)

Jurassic Park è anche uno dei film con maggiori incassi nella storia del cinema. Il film debuttò al primo posto del botteghino nordamericano con un incasso di 50 milioni di dollari nel weekend di apertura, superando il record stabilito l’anno precedente da Batman - Il ritorno. Durante la prima settimana nei cinema, il film guadagnò 81 milioni di dollari, e rimase in vetta al botteghino per tre settimane. Alla fine segnò un guadagno totale di 920 milioni di dollari, il maggiore dell’anno. Jurassic Park scalzò la precedente pellicola di Spielberg E.T. l’extra-terrestre come maggiore incasso della storia del cinema. Il primato di Jurassic Park verrà superato quattro anni più tardi da Titanic di James Cameron, il primo film a oltrepassare il miliardo di dollari d’incasso. Con l’uscita al cinema nel 2013 della versione in 3D, il film ha raggiunto l’incasso mondiale complessivo di 1029153882 $, classificandosi come terzo film di fantascienza tratto da un romanzo con incasso più elevato e trentunesimo nella classifica dei film con maggiori incassi nella storia del cinema a livello mondiale.

Subito dopo l’uscita della pellicola (e anche del suo seguito, “Il mondo perduto - Jurassic Park” del 1997), molti registi e produttori, intuendo l’influenza che i dinosauri avevano sul pubblico, produssero in fretta e furia risibili B movies in cui comparivano dinosauri. Non tutti i film avevano effetti speciali di livello, in alcuni di questi gli esemplari erano palesemente fatti di cartapesta, ma poco importava: al pubblico piacevano. Scrive il Guardian che molti, all’epoca, guardavano con diffidenza questo successo: sembrava il classico fantascientifico pieno di supereroi che poteva piacere ai bambini. “In realtà - si legge nell’articolo ‘Dinomania: the story of our obsession with dinosaurs’ - i dinosauri non sono mai stati solo roba per bambini. Da quando furono classificati la prima volta sono serviti per riflettere su vari macrotemi come la sopravvivenza, l’estinzione della specie. Il fascino che esercitano su di noi è profondo”.

Tra i dinosauri, il T-Rex, il Re, è quello che più di tutti popola e ha popolato l’immaginario collettivo. Vissuto nel Nordamerica, che a quell’epoca era un continente isolato nominato Laramidia, circa 70-65 milioni di anni fa, fu scoperto nel 1902, anche se l’esemplare fossile più completo è generalmente indicato in quello scoperto nel 1992 e denominato “Sue”, che misura circa 12,3 metri di lunghezza, 4,5 metri di altezza, e si stima fino a 6,8 tonnellate di peso. La storia del suo ritrovamento si interseca con quella degli Stati Uniti che, proprio all’inizio del 1900, stavano mostrando il proprio potere: la scoperta di dinosauri di enormi proporzioni divenne così una metafora dello status del Paese. Fu nel 1902 che un paleontologo chiamato Barnum Brown (“Mr Bones”) scoprì il primo scheletro del T-Rex. In seguito, concentrò le sue ricerche soprattutto nello stato dell’Alberta, dove trovò diverse zampe di Albertosaurus e altri fossili. Grazie anche al suo lavoro, nel 1930 l’American Museum of Natural History di New York poteva vantare la più grande collezione di dinosauri del pianeta. I fondi per le spedizioni provenivano dalla compagnia petrolifera Sinclair Oil Company, che - guarda caso - ha nel proprio logo proprio un dinosauro. Cominciarono a circolare pubblicità in cui i protagonisti erano i dinosauri stessi e questo contribuì a diffondere la loro fama.

Se oggi qualche adulto mostra di avere una passione sfrenata per i dinosauri come Ross di Friends non si può biasimarlo: in un episodio della serie tv, Phoebe chiede all’amico paleontologo di scegliere a cosa rinuncerebbe tra i dinosauri e il sesso. Lui non sa rispondere. Lui che, in aula, fa il verso dei dinosauri ai suoi studenti. Il motivo è che, oltre a tenere viva la nostra curiosità, questi animali rappresentano un totem della modernità. Come scriveva William J.T. Mitchell nel libro “The Last Dinosaur Book: The Life and Times of a Cultural Icon”, “il dinosauro può essere meglio compreso come l’animale totem della cultura moderna, una creatura che unisce la scienza moderna alla cultura di massa, il sapere empirico alla fantasia collettiva, i metodi razionali alle pratiche rituali”.

Questo articolo è originariamente apparso su L'HuffPost ed è stato aggiornato.