Unicredit: termina l’era Ghizzoni. I successori
Nell’ultima riunione di ieri il cda di Unicredit (EUREX: DE000A163206.EX - notizie) e il ceo. Federico Ghizzoni hanno deciso per il cambiamento dopo 6 anni dal suo ingresso nell’istituto. Troppo forte la tempesta degli ultimi mesi che ha portato il titolo a dimezzarsi sul valore.
Ghizzoni in carica ma...
Tecnicamente Ghizzoni non si è dimesso dal momento che resterà in carica fino alla nomina del suo successore, anche per garantire stabilità all’azienda stessa. Nel (Londra: 0E4Q.L - notizie) frattempo sarà attivato l’iter per arrivare alla nomina del nuovo ceo. Per questo motivo il comitato nomine con a capo Luca Cordero di Montezemolo vicepresidente di Unicredit avrà carta bianca per arrivare al 9 giugno con il nome in tasca. Un nome che troverà una situazione particolarmente complessa sia per l’istituto in sè e per la sua organizzazione ma anche per l’ambiente creatosi con le ultime disposizioni della Bce (Toronto: BCE-PA.TO - notizie) in fatto di patrimonializzazione, di controllo e gestione delle sofferenze bancarie, senza poi dimenticare le difficoltà crescenti per i margini di profitto stressati da tassi negativi. Proprio al voce della patrimonializzazione è stata forse il tassello decisivo per permettere al cda di maturare la decisione della ricerca di un nuovo Ceo: l’attuale, a detta di quanto finora circolato nell’ambiente, non godeva più della fiducia dei mercati e, per questo motivo, rappresentava una sorta di zavorra per l’iniezione di nuova linfa per la banca.
Le (Taiwan OTC: 8490.TWO - notizie) strategie della banca
Partendo da questo presupposto, infatti, l’istituto dovrà decidere per alcune strategie profittevoli, come la cessione di alcuni rami attivi all’estero e il taglio di diverse filiali presenti su territorio italiano. Sullo sfondo il problema della ricapitalizzazione che, partita secondo alcune stime dai 5 miliardi di euro, potrebbe in realtà aggirarsi intorno ai 7 miliardi, stando alle parole degli analisti di Barclays (Londra: BARC.L - notizie) e di 9-10 miliardi secondo l’idea degli esperti di JP Morgan, i quali dividono la strategia possibile in due fasi: 5 miliardi di capitale e il resto in arrivo con la cessione di quote in mano all’istituto. I nomi sul tavolo sono quelli di Fineco, Bank Pekao e Yapi Kredi. Il punto centrale resta la fortificazione di quel Cet1 attualmente al 10,85%, troppo vicino alla soglia minima fissata dalla Bce del 10,5% e che potrebbe però arrivare al 12,5% con l’iniezione dei soli 5 miliardi di capitale.
I possibili successori
Da tempo è intanto partito il toto nomine con la lista sempre più lunga degli aspiranti successori: Marco Morelli (Bofa), Flavio Valeri (Deutsche Bank (Londra: 0H7D.L - notizie) ), Alberto Nagel (Mediobanca (Milano: MB.MI - notizie) ), Sergio Ermotti (Ubs (Londra: 0QNR.L - notizie) ) anche se in pole position ci sarebbe Jean-Pier Moustier, del Cib di UniCredit. Qualcuno, però, preferirebbe una presenza italiana, già in grado di navigare le acque dei rapporti tra i vari istituti e le anime (leggasi anche influenze) politiche. Di (KSE: 003160.KS - notizie) primaria importanza limitare al minimo la situazione di incertezza e riuscire ad andare a target nella maniera più efficace possibile: l’istituto è caratterizzato per un business particolarmente variegato e ampiamente presente in diversi settori del mercato e l’incertezza gravante sui vertici e sulle prossime mosse non giova certo all’andamento delle azioni. Ancora di più dopo la fallimentare gestione dell’affare Popolare di Vicenza della quale Unicredit aveva già intenzione di sottoscrivere l’inoptato dell’aumento di capitale garantendo 1,5 miliardi dell’1,76 necessario.
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