Annuncio pubblicitario
Italia markets closed
  • FTSE MIB

    34.657,35
    +318,03 (+0,93%)
     
  • Dow Jones

    39.512,84
    +125,08 (+0,32%)
     
  • Nasdaq

    16.340,87
    -5,40 (-0,03%)
     
  • Nikkei 225

    38.229,11
    +155,13 (+0,41%)
     
  • Petrolio

    78,20
    -1,06 (-1,34%)
     
  • Bitcoin EUR

    56.402,11
    -1.889,43 (-3,24%)
     
  • CMC Crypto 200

    1.260,99
    -97,02 (-7,15%)
     
  • Oro

    2.366,90
    +26,60 (+1,14%)
     
  • EUR/USD

    1,0772
    -0,0012 (-0,11%)
     
  • S&P 500

    5.222,68
    +8,60 (+0,16%)
     
  • HANG SENG

    18.963,68
    +425,87 (+2,30%)
     
  • Euro Stoxx 50

    5.085,08
    +30,67 (+0,61%)
     
  • EUR/GBP

    0,8601
    -0,0007 (-0,08%)
     
  • EUR/CHF

    0,9760
    -0,0005 (-0,05%)
     
  • EUR/CAD

    1,4718
    -0,0026 (-0,17%)
     

Work marriage: cos’è, perché funziona e quali sono i rischi

[Getty]
[Getty]

Da noi potremmo chiamarla intesa professionale, o azzardando di più una vera e propria amicizia tra colleghi di sesso opposto. Negli Usa, dove hanno un talento spettacolare nel battezzare situazioni con nomi azzeccatissimi, lo chiamano “work marriage”. Matrimonio da lavoro, insomma. Cioè quella situazione che definisce un rapporto tra un collega e una collega che ha i crismi della relazione coniugale, senza però valicare il confine con il territorio del sentimento.

I caratteri di questa intesa sono chiari: onestà, lealtà, fiducia, rispetto, sostegno reciproco. Cose importantissime, che lo diventano di più nei periodi in cui uno dei due è sotto stress. A generare il tutto è un’equilibrata combinazione di elementi condivisi - passioni extra lavorative, o caratteri della propria personalità - e talenti professionali diversi, che messi insieme si completano l’un l’altro e aumentano la produttività.

Il fenomeno del “work marriage” è in crescita: un sondaggio di Captivate (media company americana) ha evidenziato come il 70% degli impiegati abbia dichiarato di avere o di avere avuto un “matrimonio lavorativo”. Percentuale che nel 2010 era nel 65% e nel 2006 solo del 21%. E’ plausibile pensare che ciò sia la conseguenza di un’attenzione sempre maggiore a valori come lealtà e collaborazione, sui quali le aziende insistono sempre più per raggiungere il maggior tasso di produttività.

ANNUNCIO PUBBLICITARIO

Anche l’Università del Nebraska ha analizzato il fenomeno, e in suo studio ha evidenziato come con un partner di quel tipo ci si diverta di più, ci si impegni con maggior esito e si sviluppi lealtà nei riguardi dell’azienda. Un “work marriage”, inoltre, migliora il dialogo con il vero marito o la vera moglie, anche perché evita a questi ultimi di sorbirsi sfoghi o recriminazioni una volta tornati a casa dal lavoro.

Eppure, non mancano i rischi. Il “work marriage” è un rapporto delicato, che può entrare facilmente in crisi se “la coppia” sviluppa una forma di reciproca competizione o se finisce per valicare il confine di cui dicevamo poc’anzi, quello con il sentimento. Il 41% degli sposi professionali si dichiara ligio a una regola: mai vedersi fuori dall’ufficio. Resta da capire cosa fa il restante 59%. E poi, la gelosia dei colleghi è sempre in agguato: ci vuole niente a far partire voci incontrollate, che magari giungono all’orecchio del coniuge ufficiale. Gestirne le conseguenze diventa complicato.