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Davos fra presente e futuro: l’economia appesa alle labbra di Trump

“Troppo lenta e troppo modesta”. Questo il verdetto del Fondo Monetario Internazionale sulla ripresa economica mondiale, nel duemilasedici. Sia nei paesi industrializzati che in quelli emergenti, i miglioramenti registrati sono stati appena limitati. “Qui a Davos regna la speranza che nel 2017 l’economia mondiale esca dal pantano – commenta l’inviata di euronews al Forum Economico di Davos, Sarah Chappell -, ma c‘è anche la consapevolezza che molto dipenderà dalle nuove politiche statunitensi”. L’economia appesa alle labbra di Trump Con parole d’ordine come tagli alle tasse e semplificazione normativa, Donald Trump ha alimentato il moderato ottimismo anche di chi, come il fondatore e amministratore delegato della società di investimenti BCG, non si dice un suo sostenitore. “Trump potrebbe anche innescare una forte crescita negli Stati Uniti – ci dice Jeff Schumacher -. Se davvero riducesse la tassazione sulle imprese e snellisse la regolamentazione l’afflusso di capitali aumenterebbe in maniera considerevole. E visto il peso dell’economia statunitense, a beneficiarne sarebbe anche quella globale”. Se gli Stati Uniti hanno il peso per affermarsi come motore della crescita globale possono però anche frenarla. A spaventare il capo economista di IHS Consulting, Nariman Behravesh, è soprattutto l’insistenza di Donald Trump su temi come il protezionismo e l’erezione di barriere doganali. “Il problema non è la sua retorica populistica sulla crescita – ci dice -. Il problema è la sua retorica populistica sul protezionismo: questo sì che sarebbe un disastro per Stati Uniti, Cina e tanti altri paesi. Uno scenario che condurrebbe alla recessione”. Quali che siano le politiche che adotter, Washington avrà insomma addosso gli occhi dell’economia mondiale.