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L’economia va meglio (ma non troppo): l’eredità che ha condannato Hollande

All’ombra della Torre Eiffel, a decidere chi sarà il successore di François Hollande all’Eliseo saranno soprattutto programmi e promesse dei candidati alle Presidenziali su occupazione, tutele sociali e potere d’acquisto. Temi che, secondo un sondaggio pubblicato a un mese dal voto, staccano di diverse lunghezze ogni altra preoccupazione degli elettori francesi e guideranno la loro scelta alle urne. Nell’ultimo anno della presidenza Hollande l’economia francese ha fatto registrare una crescita dell’1,1%, in calo di un decimo di punto rispetto al 2015. Una dinamica accompagnata da conti che i consumatori hanno potuto fare direttamente nel portafogli: già modesto, l’incremento dei salari è stato eroso da inflazione e carico fiscale, portando a una sostanziale stagnazione del potere d’acquisto. Decisamente più rosea la fotografia sul fronte delle imprese scattata da Markit, con le stime flash preliminari dell’indice PMI che a fine marzo rivelavano un sensibile scatto in avanti. Il trend dovrebbe confermarsi nel resto dell’anno, con due decimi di punto a separare le stime del governo da quelle più prudenziali della Banca di Francia, misurata nel suo ottimismo anche rispetto alla possibilità di riportare il deficit al di sotto della soglia UE del 3%. Relativo, poi, l’aumento del debito pubblico,con un +6,5% durante il quinquennato di Hollande, contro il quasi 21 della Presidenza Sarkozy. Più di queste cifre, a restare scolpita nella memoria degli elettori – e a diventare il vero banco di prova per Hollande – è stata però la sua crociata contro la disoccupazione. “Invertirò la curva – il mantra ripetuto in numerose occasioni -. È un impegno che assumo personalmente e che guiderà l’azione di governo”. Parole che alle orecchie di molti francesi stridono con le ultime cifre sul tasso di disoccupazione prima del voto. Del 10%, il dato comunicato dall’Istituto Nazionale di Statistica a fine marzo conferma la tendenza che aveva indotto Hollande a rinunciare a un nuovo mandato: l’inversione della curva c‘è, come registrato a partire dalla metà del 2015, ma è assai più leggera di quanto monetizzabile a un appuntamento con gli elettori.