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AUD spinto dal rapporto sul lavoro

L’AUD resiste dopo il forte rapporto sul lavoro

di Arnaud Masset

Giovedì il dollaro australiano ha dimostrato di essere resiliente, è stato infatti capace di resistere al rafforzamento dell’USD. Fatta eccezione per lo yen giapponese, che si è consolidato contro il biglietto verde dopo aver ceduto quasi il 2%, l’AUD è stata l’unica valuta G10 in grado di estendere i guadagni nella notte. Il dollaro australiano ha consolidato i guadagni intorno a 0,7660, sulla scia del forte rapporto sul lavoro. Il tasso di disoccupazione è sceso ai minimi dall’ottobre del 2013, calando a marzo al 5,7% dal 5,8% del mese precedente, indicando che l’economia australiana si è adattata bene al contesto di prezzi bassi delle materie prime e all’indebolimento della domanda dalla Cina.

Ciò nonostante, è necessario leggere queste notizie incoraggianti con un pizzico di buonsenso, perché il miglioramento del tasso di disoccupazione è dovuto soprattutto all’inaspettato aumento dei posti di lavoro a tempo parziale (+34.900 unità rispetto al calo pari a 14.700 unità registrato a febbraio), invece a marzo c’è stato una contrazione degli impieghi a tempo piene (-8.800 unità rispetto alle +13.900 di febbraio). È quindi un po’ presto per dire che l’economia australiana è fuori dai guai, perché continua a inviare segnali piuttosto contrastanti. L’AUD avrà bisogno di più di un buon rapporto sul lavoro per sfondare al rialzo l’area 0,77-0,7725, poiché il mercato sa bene che la RBA continua ad avere un’impostazione accomodante. Il rischio per l’AUD/USD rimane inclinato al ribasso, le rinnovate aspettative di un rialzo del tasso negli USA trascinerebbero già la coppia.

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Inaspettato allentamento della politica a Singapore

di Peter Rosenstreich

Con un intervento accomodante inaspettato, l’Autorità Monetaria di Singapore (MAS) ha appiattito la curva del tasso di cambio nominale effettivo (NEER), portandolo allo 0% (neutrale) da una politica che prevedeva un apprezzamento modesto. Singapore non aveva una politica con una curva allo 0% dai tempi della crisi finanziaria. Nonostante questa drammatica variazione dell’allentamento monetario, la MAS non ha fornito modifiche sulle previsioni della banca. La MAS ha accennato solo a un indebolimento del mercato occupazionale, aggiungendo che inflazione e crescita saranno probabilmente inferiori alle proiezioni. Secondo i dati diffusi oggi, nel primo trimestre del 2016 il PIL di Singapore ha evidenziato una stagnazione, su base trimestrale si è attestato allo 0,0% rispetto al 6,2% (a/a: 1,8%, invariato) per effetto della flessione nei servizi. Oltre all’indebolimento delle condizioni interne, la MAS ha giustificato l’intervento a sorpresa citando la crescita più debole negli USA, in Cina, Giappone ed Europa. Il persistere di una crescita fiacca a livello globale, anche se ci aspettiamo un lieve miglioramento dell’attività economica in Cina, fa presagire rischi di ulteriori allentamenti di politica monetaria e di revisioni al ribasso delle previsioni ufficiali. Gli indici azionari regionali asiatici hanno compiuto un rally, perché l’intervento viene visto come una reazione alla forza sgradita della valuta regionale. Tuttavia, evidentemente la strategia della MAS fa parte delle guerre delle valute in corso (o della svalutazione competitiva, se volete usare il termine politicamente corretto), con effetti probabilmente negativi sulle altre valute asiatiche, almeno finché i paesi non prenderanno individualmente delle contromisure. Per la propensione al rischio in generale, un allentamento aggiuntivo dovrebbe essere positivo per gli asset rischiosi e rafforzerebbe la nostra visione costruttiva sulle divise dei mercati emergenti e legate alle materie prime contro le valute G10.

Decisione sul tasso della BoE sullo sfondo di una possibile Brexit

di Yann Quelenn

I mercati prevedono che oggi pomeriggio la Banca d’Inghilterra manterrà invariato il suo tasso di riferimento al minimo storico dello 0,5%. Negli ultimi sette anni, i tassi sono rimasti su questi livelli. Crediamo che quest’anno non ci saranno modifiche alla politica monetaria e che ci sia la probabilità di un taglio del tasso. Il Regno Unito deve rimanere competitivo, visto che la BCE (Toronto: BCE-PA.TO - notizie) continua ad allentare la sua politica e il FOMC della Fed mostra, di riunione in riunione, un’impostazione sempre più accomodante.

Per il momento, la Brexit è la questione cruciale per il Regno Unito (e l’Europa!); gli ultimi sondaggi sono molto contrastanti. Il debito massiccio, le politiche di austerità, la deflazione, la perdita di sovranità sono gli enormi svantaggi che presenta l’Europa. David Cameron sta facendo una campagna per rimanere e ha deciso si spendere 9 milioni di sterline per un opuscolo di propaganda pro-UE in cui spiega “Perché il governo ritiene che votare per rimanere nell’Unione Europea è la decisione migliore per il Regno Unito”. Testimonianze dal Portogallo o dalla Grecia sarebbero state aggiunte gradite in questo opuscolo, ma purtroppo non ve ne è traccia.

Sul fronte valutario, permangono le pressioni al ribasso sulla GBP contro l’EUR e la sterlina si sta avvicinando al minimo da 28 mesi, pari a circa 0,80 GBP per un euro. Per il momento, si ritiene che, nel caso di Brexit, l’EUR/USD raggiungerà la parità. Di (KSE: 003160.KS - notizie) conseguenza, il franco svizzero è ancora nei guai e un brusco declino dell’euro spingerebbe la BNS a reagire. In passato la Banca Nazionale Svizzera si è dimostrata proattiva, ha sempre cercato di precedere la BCE; ciò ci induce a credere che in Svizzera si muoverà qualcosa prima del 23 giugno, data del referendum, infatti, al momento, la sensazione che prevale è di ansiosa attesa.

Autore: Swissquote Per ulteriori notizie, analisi, interviste, visita il sito di Trend Online