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Chi cavalcherà i rialzi della Fed?

Non c’è solo il reddito fisso. Nel (Londra: 0E4Q.L - notizie) caso di un rialzo dei tassi di interesse da parte degli Stati Uniti, che molti operatori danno per scontato nel corso della riunione del Fomc (Federal open market committee, il braccio operativo della Federal Reserve) in calendario a dicembre, anche le azioni devono entrare nel perimetro di interesse degli investitori. Anzi, soprattutto l’equity che permette di andare a caccia di rendimento extra. “Quando si verifica un aumento del costo del denaro i prezzi dei bond tendono a scendere”, spiega Matt Coffina, analista di Morningstar (NasdaqGS: MORN - notizie) e responsabile di StockInvestor. “Ma la teoria finanziaria dice che anche l’azionario scende (un rialzo dei tassi incide fra le altre cose sul costo di un’azienda per finanziarsi e, di conseguenza, sui suoi utili, Ndr).

In pratica, però, le cose funzionano un po’ diversamente. La Fed di solito alza i tassi quando l’economia è abbastanza robusta per sopportare un’operazione di questo tipo. In momenti come questi i flussi di cassa delle società sono migliori. L’analisi storica ci ha dimostrato che l’equity tende a fare meglio in periodi di strette monetarie rispetto a quando i tassi scendono”.

Emergenti e frontiera in prima linea
A ruota, tutto questo ha effetto anche sulle categorie dei fondi azionari. Con qualche sorpresa. Se si prende come esempio il periodo che va da marzo 2004 a giugno 2006 (quando la Fed ha aumentato il costo del denaro del 4,25% con 17 rialzi da 0,25%. Un singolo rialzo di un quarto di punto come quello di dicembre 2015 secondo Coffina non ha effetti apprezzabili sulle azioni) si scopre che le categorie migliori, in termini di performance, nella maggior parte dei casi sono state quelle dedicate ai mercati di frontiera ed emergenti (vedi tabella sotto. I rendimenti sono annualizzati).

rialzi
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Un andamento bizzarro se si considera che quando il costo del denaro sale negli Stati Uniti, gli investimenti si allontanano dalle zone in via di sviluppo per riversarsi in America. L’andamento in realtà sorprende fino a un certo punto. “Quel periodo era caratterizzato da diversi fattori”, spiega Josh Peters, analista di Morningstar. “L’economia a stelle e strisce nel suo complesso era in buona salute e le prospettive per la congiuntura globale erano di una robusta crescita. Il Pil americano saliva ininterrottamente e così anche il mercato immobiliare. In una situazione del genere l’equity americano veniva trattato a prezzi molto alti, per cui gli investitori si sono riversati su asset interessanti dal punto di vista delle valutazioni che potessero crescere nel lungo termine come quelli degli emerging e della frontiera”.

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Il Taper tantrum
Un altro periodo interessante da analizzare è quello del cosiddetto Taper tantrum (ne parlò l’allora governatore della Fed, Ben Bernanke, ventilando l’ipotesi di un graduale stop alle manovre di allentamento monetari, lasciando presagire un rialzo dei tassi di interesse). Il momento caldo, in questo senso, è stato da maggio a settembre 2013. In quell’occasione, fra le categorie che si sono comportate meglio ci sono state la biotecnologia e le small e mid cap, soprattutto quelle Usa. “In questo caso l’andamento stupisce meno”, spiega Coffina. “Si tratta di alcuni dei settori che, di solito, si comportano meglio nelle fasi di crescita economica. Uno scenario che Bernanke aveva fatto capire potesse essere prossimo per cui gli investitori hanno cercato esposizione in quei segmenti”.

taper
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La morale è che è difficile prevedere cosa farà il mercato quando (e se) la Fed deciderà di agire sul costo del denaro basandosi sulla teoria o sugli andamenti passati. “Se i tassi saliranno perché l’economia si sta rafforzando, i segmenti più sensibili ai capricci della congiuntura, almeno in teoria, dovrebbero essere i favoriti”, dice Coffina. “In pratica, invece, bisognerà tenere in considerazione la tempistica e l’ammontare dei rialzi, insieme allo stato di salute dell’intera congiuntura e alle valutazioni degli asset”.