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Costa Concordia, oltre un miliardo di dollari per la rimozione

Dopo anni di contese, la Costa Concordia ha iniziato oggi, 23 luglio, il suo ultimo viaggio. Dopo essere stata ancorata per oltre due anni – il naufragio sulle coste dell'Isola del Giglio è avvenuto il 13 Gennaio del 2012 – la nave ha iniziato stamattina le operazioni di rimozione, per dirigersi verso il porto di Genova, dove verrà definitivamente smantellata.

Un team di ingegneri ed esperti a livello internazionale si sta occupando del delicatissimo intervento. Delicato e costoso: le spese per le operazioni di rimozione sono arrivate a oltre un miliardo di euro, più del costo di costruzione della nave, costata 450 milioni di euro. Per tentare di ammortizzare le spese, i cantieri di Sestri Ponente (gli stessi che l'hanno realizzata) demoliranno la nave e ne ricostruiranno un'altra con i materiali recuperati dalla Concordia. Un'azione necessaria per una nave che non ha avuto vita lunga: solo sei anni di servizio, insufficienti per coprire le spese di realizzazione.

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Chi paga? Secondo le dichiarazioni di Costa Crociere, le spese di rimozione sono tutte a carico di Carnival, la società proprietaria di Costa: a dichiararlo, qualche mese fa, fu lo stesso presidente, Michael Thamm, aggiungendo che “parte dei costi saranno coperti dalle assicurazioni”, stipulate dalla stessa Carnival.
Una spesa che nel corso di un anno è cresciuta in maniera esponenziale: dal preventivo iniziale di 300 milioni di dollari, a settembre 2013 la cifra era arrivata a 600 milioni, ma a causa delle “difficoltà che si sono presentate e il protarsi dei tempi”, i costi sono lievitati “in maniera significativa" ad una stima finale di un miliardo e 100 milioni di dollari, affermò lo scorso aprile il prefetto Franco Gabrielli, capo della Protezione civile e commissario per l'emergenza dovuta al naufragio della nave, alla Commissione Ambiente della Camera.
E il Governo? Nessuna spesa in conto all'Italia, almeno non per quanto riguarda la rimozione. Sul sito della Protezione Civile sono riportati i dati e le infomazioni – per obbligo di trasparenza – relative al periodo di emergenza e alle convenzioni che il Governo ha stipulato con le diverse Commissioni e Università.

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Nessun finanziamento pubblico, quindi, ma solo fondi privati. Secondo i dati di uno studio commissionato da Costa Crociere e realizzato dal Politecnico di Milano l'Italia, riportato da Il Sole 24 Ore, la stima finale è attualmente fissata a 1,2 miliardi di dollari, “con quasi il 61%, ha attratto la quota maggiore della spesa diretta per il progetto, con un importo pari a oltre 370 milioni di euro spesi nel nostro Paese sul totale di circa 610 milioni di euro. Secondo Paese in termini di fatturato generato su fornitori di beni e servizi strumentali alle operazioni di recupero sono gli Stati Uniti. Oltre l'11% del totale Italia vede coinvolta la Toscana, la terza regione più importante in termini di entità della fornitura dopo Emilia Romagna (sede di Micoperi), Friuli Venezia Giulia (sede di Fincantieri e Cimolai, grandi fornitori di progetto) e subito davanti alla Liguria (con il comparto nautico spezzino e genovese).La stima del Pil attivato dalla spesa diretta relativa al progetto di recupero in Italia è pari a quasi 765 milioni di Euro”. Il dato è stato ricavato prendendo in considerazione l'impatto diretto, l'impatto a monte, la residenzialità e i trasporti.