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Greenpeace: ricorso Cassazione in causa contro Eni per accelerare procedimento

Fiera dell'energia Lng 2023 a Vancouver

ROMA (Reuters) - Greenpeace e ReCommon hanno deciso di ricorrere alla Corte di Cassazione per stabilire se la giustizia italiana può esprimersi sulle cause climatiche come quella intentata lo scorso anno contro Eni.

Lo hanno detto oggi le due associazioni.

Eni, accusata di contribuire al cambiamento climatico per la sua attività nei combustibili fossili, ha detto ieri in una nota che il processo in cui è coinvolta rischia di affrontare tempi più lunghi in seguito alla richiesta di sospensione del procedimento avanzata dalle due organizzazioni ambientaliste.

Greenpeace Italia e ReCommon hanno replicato in una conferenza stampa online che l'istanza di sospensione è una conseguenza diretta del ricorso in Cassazione, il cui obiettivo è accelerare il procedimento anziché rallentarlo.

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Secondo le associazioni, nell'udienza fissata a settembre il tribunale di Roma avrebbe potuto accogliere l'obiezione di "difetto assoluto di giurisdizione" sollevata da Eni, escludendo che in Italia vi sia un giudice che possa decidere sulla questione, come già deciso in una causa simile precedente.

A scopo preventivo è stata quindi interpellata la Cassazione per "definire al più alto livello giudiziario se nel nostro Paese sia possibile procedere legalmente per tutelare i diritti umani messi in pericolo dall'emergenza climatica", si legge in una nota diffusa al termine della conferenza.

La causa intentata dalle associazioni contro Eni si propone di chiedere un risarcimento danni alla società e di obbligarla a ripensare la sua strategia industriale.

Eni ha definito nella nota di ieri l'azione legale "totalmente infondata" e ha aggiunto di aver fornito "tutti gli elementi a supporto della bontà del proprio operato e della propria strategia di trasformazione e decarbonizzazione".

(Matteo Negri, editing Gianluca Semeraro)